Tra avanguardia e tradizione

Il percorso e le motivazioni che hanno portato all’odierno Adolfo Natalini: un’architettura di reazione alle utopie contemporanee intese come globalizzazione e superfluo sperimentalismo. In questa conversazione con Adolfo Natalini le sue esperienze di pensiero e di progetto.
Modulo: Nella sua carriera c’è un passato di avanguardia che ha costituito una sorta di lungo apprendistato per la sua successiva attività di architetto “normale”. Come fu la chiusura di quella stagione e quali tracce ha lasciato nel suo lavoro? Natalini: Il 4 novembre 1966 l’Arno invase Firenze: fu la più disastrosa alluvione del secolo, con l’acqua che arrivò a quasi sei metri in Santa Croce. Lo stesso giorno nacque il Superstudio, perché, ignaro dell’acqua che avanzava nelle strade, passai quasi tutta la giornata disegnando il primo manifesto del Superstudio. Poi alle cinque l’acqua arrivò al mio studio. Il primo che si accorse di questa coincidenza fu Arata Isozaki nel 1971 in un saggio intitolato “Superstudio and the traces of the flood”.