Un percorso atipico, iniziato da "architetto della memoria" sotto il segno dell'origine ebraica, poi il contrastato successo di Ground Zero e una fase attuale di grande espansione, con progetti anche in Italia
Musicista, scrittore, professore e infine architetto: un percorso atipico quello di Daniel Libeskind, consacrato con il museo ebraico di Berlino del 1989 e poi asceso alla ribalta dopo una carriera che annovera lavori in contesti molto differenti tra loro. In una prima fase della carriera "specializzato" in musei, dal Museo della guerra di Manchester a quello di Denver, oggi l'architetto ha vinto concorsi con progetti che non riguardano più soltanto la memoria, ma che anzi includono spazi per i lavoro, il commercio, la residenza e persino masterplan, dimostrando una progettualità particolarmente eclettica. Un'attitudine progettuale che si basa sul concetto di tradizione, forse dovuta anche alla sua origine ebraica, pervade molti dei suoi lavori.