Obiettivo del progetto era ricercare un diverso modello di relazioni spaziali che unisse strettamente i momenti della ricerca universitaria con quelli della didattica, costruendo al contempo attraverso i rapporti fra il nuovo edificio ed il sito un nuovo territorio di relazioni aperte.
Con il desiderio di attribuire una fisionomia riconoscibile, l’edificio è definito da uno schema a pianta centrale con gli spazi didattici disposti ad emiciclo e affacciati direttamente sul corpo dei dipartimenti e degli spazi di ricerca.
La configurazione del nuovo complesso si lega all’insieme degli elementi che caratterizzano questo particolare contesto della città di Como. Si tratta di un’area contigua fisicamente alla città murata. La crescita novecentesca e la localizzazione di nuovi edifici istituzionali come l’ospedale psichiatrico, le caserme e la frammentazione tra tessuto industriale e tessuto residenziale hanno alimentato un carattere di separazione tuttora avvertibile.
Il nuovo edificio destinato alle funzioni didattiche e di ricerca diviene l’occasione per tentare di ridonare un diverso assetto all’area, modificando l’attitudine della città ad una crescita per parti isolate. I caratteri di apertura della funzione università definiscono una diversa immagine di permeabilità del costruito.
La figura del nuovo edificio si caratterizza quindi sia per le relazioni che esso instaura con i fabbricati del Setificio, nei quali sono ospitate parte delle funzioni didattiche e direzionali dell’Università, sia verso l’esterno con lo spazio a verde pubblico, con la cortina stradale di edilizia residenziale, con le pendici della collina. Un unico edificio compatto raccoglie l’insieme delle funzioni previste e mantiene unitario e contenuto il volume del costruito.
La comunione di alcune funzioni ora presenti nel Setificio, e che in esso permarranno, ha suggerito la disposizione del fabbricato in fregio al complesso del Setificio stesso, accentuando l’insieme delle relazioni attraverso la costruzione di una piazza ribassata come corpo di collegamento. Si è potuto mantenere così per la gran parte libera l’area di intervento, salvaguardando la destinazione a verde attrezzato e creando la premessa per una più stretta relazione di tale spazio con le esigenze della comunità.
La piazza definisce un momento di pausa tra i due edifici e diventa un luogo di aggregazione.
Obiettivo del progetto era definire un’organizzazione spaziale chiara che consentisse di cogliere unitariamente le relazioni fra le diverse parti, favorendo un orientamento immediato in ogni punto dell’edificio.
L’impianto è in parte definito dal rapporto esistente fra una parte più didattica, che si sviluppa su un tracciato circolare, e la parte degli ambiti di ricerca disposta in due corpi di fabbrica convergenti nella zona centrale dell’emiciclo, dove sono collocati gli elementi di distribuzione verticali. Gli spazi distributivi comuni sono illuminati zenitalmente. Complessivamente gli spazi che compongono l’edificio risultano così articolati: tre aule da 200 posti; un’aula magna; quattro aule da 100 posti, una biblioteca con sala lettura; laboratori e spazi docenti.
Crediti fotografici: Emilio Pizzi Team Architects