Costituito da due blocchi di parallelepipedi simmetrici verticali, ha prospetti esterni di 10 x 10 m ciascuno. I due elementi si fronteggiano lasciando spazio ad un passaggio interno, che diventa via via sempre più stretto: partendo, infatti, da una larghezza di 1,60 m arriva a restringersi a soli 80 cm. Questa drastica variazione di sezione ha lo scopo di incutere nel visitatore un senso di oppressione. Nel progetto la luce ha un ruolo essenziale: di giorno filtra fiocamente all’interno del passaggio, mentre di notte le lampade, posizionate lungo il percorso interno, illuminano i volumi delle celle. La pavimentazione è realizzata con pietre frantumate ed elementi metallici; l’intenzione degli architetti è quella di rievocare l’immagine dei binari ferroviari, sui quali passavano i vagoni dei treni contenenti i deportati, la cosiddetta Judenrampe. La scelta del materiale è voluta: l’acciaio COR-TEN, ossidandosi naturalmente quando è esposto all’aria aperta, fa sì che i blocchi portino i segni del tempo che passa.
Crediti fotografici: Simone Bossi