L’espansione, richiesta nel 2004, è stata concepita da Renzo Piano come un mezzo per preservare il fabbricato storico, il suo stile di reminiscenza veneziana e la raccolta di quadri e opere in esso ospitata.
I 6.500 metri quadrati di ampliamento accolgono così nuove funzioni e programmi: una sala concerto da trecento posti a sedere, una nuova galleria espositiva, laboratori ed aule destinati alla conservazione del patrimonio artistico, residenze per artisti, atelier di lavoro e una rinnovata hall di ingresso.
La natura monolitica della struttura originaria è conservata dal progetto dell’architetto di fama internazionale, che si compone di quattro volumi geometrici dotati di carattere programmatico e rivestiti di lastre di rame ossidato. I corpi edilizi sembrano galleggiare al di sopra di una zona basamentale in vetro, che li collega reciprocamente e restituisce l’immagine di un luogo dinamico e vivace.
Dei quattro volumi, il maggiore custodisce un auditorium dotato di tre livelli di gallerie balconate affacciate sul palcoscenico, tali da creare un ambiente raccolto e da ottimizzare l’acustica del luogo.
Al di sopra delle gradinate contenenti le poltrone riservate agli spettatori, un lucernario centrale diffonde una chiarore zenitale nell’aula, inondandola di luce naturale.
Una analoga soluzione è adottata anche per il corpo destinato a galleria: qui il soffitto translucido, provvisto di brise soleil al fine di evitare l’abbagliamento negli ambienti sottostanti, è garanzia di flessibilità nell’uso degli spazi e nella fruizione degli ambiti espositivi, la cui partizione può essere modificata a seconda dei programmi previsti dal calendario della fondazione culturale.
I restanti volumi sono dedicati ai laboratori di conservazione del patrimonio artistico, a spazi didattici, aule, depositi, uffici per il personale, mentre una spina distributiva continua e liquida circonda i parallelepipedi opachi e ne promuove una relazione ininterrotta, incrementata dal collegamento con la sezione residenziale e i piccoli alloggi/atelier adiacenti.
Crediti fotografici: Nic Lehoux