Progettata da Piuarch, Stefano Sbarbati e Incet Ingénierie a seguito di un concorso vinto nel 2013, la sede di Champigny-sur-Marne nasce dalla volontà di realizzare un complesso efficiente dal punto di vista funzionale e soprattutto capace di proporsi come un tassello indispensabile all’interno del processo di trasformazione dell’area.
L’edificio è infatti parte del cosiddetto “ZAC des Bords de Marne”, ambizioso programma di riqualificazione indirizzato a definire un nuovo comparto sociale, culturale e produttivo connesso alla città, e ne traduce le aspettative, generando un sistema dalla forte identità.
Caratterizzata da una pianta a L e da un profilo di altezza variabile, la volumetria si sviluppa in una forma articolata e stabilisce margini netti, permettendo di disegnare la piazza antistante e di definirla come spazio collettivo.
Ogni lato, inoltre, reagisce alle preesistenze attraverso un rapporto di pieni e vuoti: in corrispondenza dell’ingresso e quindi della piazza, la facciata è una quinta permeabile, completamente vetrata e schermata da un sistema di loggiati con diverse altezze, interrotto mediante una serie di discontinuità della trama che rendono la composizione maggiormente dinamica. Il prospetto si propone qui come una sezione, attraverso la quale scoprire gli ambienti di lavoro tra cui la lobby, piccole sale riunioni, uffici privati e il grande corpo scala o, al contrario, come un modo per proiettare all’esterno la vita dell’edificio. Sul lato opposto all’ingresso, di fronte al passaggio della ferrovia e lungo la strada, il fronte si fa invece più compatto, con un ritmo serrato di aperture verticali: si tratta, infatti, delle facciate sud, est e ovest, dove è necessario filtrare l’irraggiamento solare e creare una barriera acustica contro il rumore generato dal passaggio dei treni.
L’involucro è realizzato in calcestruzzo gettato in opera e successivamente levigato per un effetto uniforme; integra, infine, il sistema costruttivo, collegato a solai alveolari prefabbricati con una luce di 13 metri, senza alcuna necessità di appoggi intermedi. Ne risulta una pianta libera, disponibile a essere organizzata in base alle necessità: una soluzione resa possibile non solo dall’assenza di pilastri e setti portanti ma anche dalla dotazione impiantistica, che scorre verticalmente nel punto di incrocio tra le due ali per essere poi inserita nel pavimento galleggiante in corrispondenza di ciascun livello.
Anche la modularità delle facciate, scandite da finestre della larghezza di 67,5 cm con un passo di 135 cm, concorre al medesimo obiettivo e facilita le eventuali operazioni di cambiamento dell’assetto spaziale interno.
Unica “regola” del layout, flessibile e modificabile nel tempo da parte di IDF Habitat, è il continuo accostamento tra aree lavorative e ambiti collettivi. I quattro piani di uffici posti sopra al basamento – dedicato interamente ad accogliere un parcheggio in quanto l’intervento insiste su un terreno a rischio di esondazione - mescolano infatti spazi differenti e includono ampie zone di socializzazione sia interne sia esterne, assicurando così una grande qualità ambientale per i dipendenti.
Una qualità, infine, incrementata anche dalla terrazza creata sulla copertura, che contribuisce appunto a definire un luogo piacevole, con tavoli, sedute, sdraio ed elementi per la schermatura solare.
Le forme espressive dell’edificio prendono dunque origine dalla ricerca di una sostenibilità a tutti i livelli e da un dialogo continuo con il territorio e con il più ampio programma di riconversione dell’area a Champigny-sur-Marne, per consegnare un’architettura fortemente caratterizzata, che interpreta in modo puntuale le preesistenze e i dati del contesto.
Crediti fotografici: Sergio Grazia