Una struttura d’avanguardia, completamente automatizzata e attiva 24/24, che permette lo stoccaggio di 16.880 pallet di prodotti finiti e semilavorati.
Un edificio alto 29 metri su una superficie totale di 7mila metri quadri collegato agli spazi industriali preesistenti tramite uno skytrain e otto navette autosterzanti. Il progetto del rivestimento esterno vuole essere una risposta fortemente relazionata al paesaggio agricolo circostante.
Il volume del magazzino è il risultato dello studio dei flussi produttivi, di movimentazione e di immagazzinamento, attuali e futuri. I pallet giungono al magazzino automatico trasportati da uno skytrain e da otto navette autosterzanti e vengono movimentati in orizzontale e verticale tra le macroscaffalature portanti grazie a cinque trasloelevatori. Una macchina perfetta all’interno e un progetto innovativo di architettura industriale all’esterno.
Il progetto di rivestimento del magazzino automatico curato da CZA - Cino Zucchi Architetti, vuole essere una risposta fortemente relazionata al contesto ambientale, una quinta visiva che risponde alle diverse condizioni del paesaggio agricolo circostante.Tutte le quattro pareti d’ambito del magazzino sono rivestite in pannelli coibentati lisci finiti in color alluminio naturale; sopra questi, una serie di elementi semplici realizzati con profilati di alluminio estrusi generano un pattern visivo formato da una combinazione di linee verticali ed oblique, quasi dei giganteschi “fili d’erba” che ritmano e danno misura alla superficie cieca e inarticolata delle facciate.
“Il volume sordo e uniforme del nuovo magazzino è così trasformato in un fenomeno visivo ricco di variazioni, una sorta di “amplificatore” naturale delle ore del giorno e delle stagioni, che in alcuni momenti dissolve il volume nel cielo nebbioso, riflettendone i toni grigio-azzurri, e in altri si carica del verde acceso dei campi agricoli primaverili” – racconta Cino Zucchi – “Il disegno architettonico del magazzino e dei suoi spazi di pertinenza supera così il concetto di pura “mitigazione ambientale” con cui molte strutture industriali sono trattate, diventando un segnale importante del radicamento di Pedrali e delle persone che vi lavorano in un territorio specifico come quello della pianura del Nord Italia e al contempo delle loro capacità di dialogo con mercati e realtà sempre più globali”.
Crediti fotografici: Cino Zucchi Architetti