Modulo: Torre IntesaSanpaolo non è il grattacielo più alto d’Italia, ma è quello con il piano calpestabile più elevato. Il CTBUH, infatti, redige due classifiche, "height to architectural top" e "highest occupied floor" e l’edificio di Torino primeggia nella seconda. La verticalità della fabbrica edilizia non puòprescindere dall’impiego dell’acciaio per le membrature verticali, una tecnologia poco diffusa, che in Italia trova ancora ostacoli culturali e pratici.
Quali difficoltà avete incontrato a livelloprogettuale e durante la realizzazione dell’opera?
Paul Vincent, Anne Helene Temenides – RPBW:
L’impiego dell’acciaio per le membrature verticali é in effetti in Italia una tecnologia ancora poco diffusa. Per questo motivo per mettere a punto il progetto strutturale ci siamo avvalsi della collaborazione e dell’esperienza di specialisti italiani e inglesi (Studio Ossola di Torino e Studio Expedition Engeenering di Londra). E’ stato un processo non privo di difficoltà, ma allo stesso tempo molto stimolante e interessante, che ha richiesto un intensolavoro con i nostri specialisti, gli specialisti della committenza e l’impresa. In particolare é stata molto complessa l’operazione di sollevamento della struttura del transfer al livello 6 che con le sue 2500 tonnellate di peso riprende i carichi della torre trasferendoli alle 6 megacolonne esterne; queste ultime, che con le loro 500 tonnellate sostengono l’edificio dall’esterno, hanno richiesto un lavoro accurato per la realizzazione della loro curvatura e una delicata messa in opera per assicurare la perfetta linearità dei conci che le compongono su tutta la verticale di circa166 m.
Modulo: Lo sviluppo dell’edificio in altezza e l’impiego dell’acciaio quale materiale da costruzione sono due aspetti che espongono l’edificio a un elevato rischio incendio.
Quali sono gli aspetti salienti dei sistemi di difesa adottati?
Paul Vincent, Anne Helene Temenides – RPBW:
Tutta la struttura metallica é protetta al fuoco tramite intonaco e pittura intumescente per le parti in vista, mentre la protezione delle megacolonne é assicurata attraverso il riempimento al loro interno di calcestruzzo e un nucleo strutturale nella parte inferiore.All’interno invece l’edificio é protetto da un sistema di spegnimento automatico tramite sprinkler.
Modulo: La facciata sud della Torre IntesaSanpaolo è rivestita in gran parte da pannelli fotovoltaici. Questa soluzione appare quasi obbligata nella progettazione degli edifici sviluppati in altezza a causa della relativa limitatezza della superficie orizzontale di copertura, in genere riservata alla loro sistemazione. Malgrado sia appunto una scelta obbligata, è ancora una soluzione poco praticata, sia per le difficoltà formali sia per quelle tecniche.
Come sono stati risolte tali questioni nel caso specifico?
Paul Vincent, Anne Helene Temenides – RPBW: La facciata sud si compone di circa 1600m² di cellule fotovoltaiche in siliciopolicristallino. La scelta di collocarli in verticale é stata dettata dalla natura stessa della facciata e dalla sua posizione. La volontà di rendere opaco il fronte sud per limitare gli apporti termici negli uffici ha comportato infatti quasi naturalmente la decisione dimettere in opera i pannelli in facciata sud, evitando così il pericolo di ombre portate che ne avrebbero ridotto l'efficacia e sfruttando al massimo l’irraggiamento solare.
Modulo: Come accade di consueto nei progetti RPBW, la parte basamentale dell’edificio è un luogo pubblico che ospita attrezzature aperte alla città. Nella Torre Intesa Sanpaolo l’apertura verso il tessuto urbano è doppia, se si considera che la sommità dell’edificio ospita una seconda attrezzatura pubblica. Ciò entra in contrasto con la funzione principale dell’edificio che, sede la sede di un istitutobancario, deve garantireelevatilivelli di riservatezza e sicurezza.
Come sono state conciliate queste due opposte esigenze?
Paul Vincent, Anne Helene Temenides – RPBW: Fin dall’inizio del progetto la volontà dell’architetto Piano e del Committente é stata quella di creare una struttura accogliente e aperta al pubblico attraverso la realizzazione di spazi e attrezzature di cui i torinesi potessero appropiarsi e godere. L’edificio si inserisce all’incrocio del Corso Inghilterra con il Corso Vittorio Emanuele II, ai margini del Centro Storico e al centro di una eccezionale concentrazione di servizi e attrezzature pubbliche a scala metropolitana. L’adiacente Giardino Nicola Grosa é stato riqualificato e trasformato per gli abitanti in spazio ludico, con alberi di differente altezza, prati e funzioni di quartiere. L’accesso al giardino dal Corso Inghilterra avviene tramite una galleria pubblica che attraversa la hall di ingresso a piano terra. L’edificio ospita al suo interno unaserie di spazi aperti al pubblico: nella parte inferiore, la lobby, che potrà essere utilizzata anche per esposizioni, un caffé, una sala conferenze polifunzionale e degli spazi destinati alla formazione, mentre in sommità una serra bioclimatica con un ristorante, una sala espositiva e un bar con terrazzapanoramica.Per continuare a garantire adeguati livelli di sicurezza all’istituto bancario si é provveduto a separare accuratamente al piano terra i due flussi pubblico e privato anche attraverso un delicato lavoro di regolazione sugli ascensori (control destination) che permette dopo le ore di punta di dedicare un ascensore al pubblico in modo che non avvenga mai la commistione dei due flussi. In particolare il controllo degli impiegati viene fatto al piano terra mentre il pubblico e i visitatori accedono alle parti pubbliche dell’edificio dal livello 1.
Modulo: La Torre Intesa Sanpaolo è collocata in un luogo urbano piuttosto denso, ai confini del centro storico di Torino. La gestione di un cantiere in un luogo urbano è sempre irta di difficoltà e complicazioni, sopratutto se esso è ampio, duraturo e complesso, come nel caso specifico. Quali sono state le maggiori interferenze riscontrate e come sono state risolte?
Luigi Careri – Direttore Lavori Operativo Jacobs Italia : la Torre Intesa Sanpaolo è ubicata in prossimità del centro storico di Torino, in adiacenza alla nuova stazione Ferroviaria di Torino porta Susa.
L'area di cantiere, costituita da un rettangolo di 160 x 43 m per circa 7000 m², risulta interamente costruita. Infatti, oltre all'area interessata dalla costruzione della Torre, tutto il lotto è occupato fino a sei piani interrati adibiti a parcheggi e servizi. Il sito è delimitato da tre strade urbane tra cui Corso Vittorio Emanuele II e Corso Inghilterra, importanti assi viari di comunicazione e collegamento cittadino. Verso ovest l'area di cantiere confina con il Giardino Pubblico Nicola Grosa che, pur essendo di notevoli dimensioni, presenta una ridottissima portata di carico in quanto copertura verde del parcheggio pubblico interrato del vicino Tribunale.
Dunque i principali vincoli ed interferenze del sito con il tessuto urbano circostante possono essere così riassunti:
- Area di cantiere perimetrata su tre lati da strade ad alta densità di traffico;
- Area verde adiacente al cantiere con ridotta portata di carico;
- Presenza del passante ferroviario di Torino Porta Susa nelle immediate vicinanze;
- Lotto interamente interessato dalla costruzione;
- Limitata disponibilità di aree interne al cantiere per lo stoccaggio dei materiali (circa 900 m²) e indisponibilità di aree di stoccaggio nelle vicinanze.
Tali vincoli, in fase di Constructability, hanno determinato i gradi di libertà del sito ai fini dell'organizzazione e logistica del cantiere, aspetto fondamentale per garantire un'elevata produttività di cantiere specialmente per edifici di grande altezza e con limitata disponibilità di aree di stoccaggio. Tali vincoli hanno inoltre influenzato le scelte progettuali di alcune parti d'opera, quali ad esempio le dimensioni e peso dei conci di megacolonna nella parte basamentale, la metodologia di sollevamento e suddivisione degli elementi che compongono la struttura di trasferimento posta tra i livelli 6 e 7.
Nella fase più intensa della costruzione, l'occupazione del controviale di Corso Inghilterra ha aumentato l'area di cantiere disponibile e permesso la creazione di una corsia di transito interno al cantiere facilmente fruibile e di minimo impatto sulla viabilità circostante, che di fatto ha reso fluido l'approvvigionamento dei materiali. Un terzo accesso su Via Cavalli, in particolare dedicato all'ingresso ed accettazione delle forniture di calcestruzzo, ha garantito una corretta ed equilibrata accessibilità al sito ed ha anche assicurato (aspetto non meno importante) un inserimento discreto delle attività del cantiere nel tessuto urbano.
La logistica di movimentazione e tiro in quota dei materiali è stata organizzata per mezzo di tre gru a torre con braccio da 40 m di tipo brandeggiante e portata variabile da 12 a 32 tonnellate. Nei casi di sollevamenti eccezionali, tali gru sono state supportate da autogrù posizionate lungo la corsia di transito. Un quarto braccio brandeggiante è stato collocato in cima al core in c.a. per le fasi di completamento della Serra bioclimatica posta nella parte sommitale della Torre. La logistica verticale è stata completata con montacarichi e baie di carico mobili. L'accessibilità alla maestranze è stata garantita da ascensori e scale di collegamento.
I tre core in c.a., che costituiscono di fatto la spina dorsale dell'edificio, sono stati realizzati mediante tre casseri rampanti, gabbie di armatura preassemblate a terra, ed una stazione di pompaggio ad alta prevalenza per il getto del calcestruzzo in quota.
La struttura di trasferimento in acciaio, dal peso complessivo di 1700 tonnellate, è stata realizzata assemblando a terra 45 conci mediante saldatura in opera, mentre il sollevamento in quota della struttura è stato eseguito grazie ad otto strand jack posizionati sulla testa di quattro torri varo.
Le forniture più consistenti (per opere civili, facciate e macchinari impiantistici) dopo la produzione sono state stoccate in magazzini situati alle porte della città ed il loro approvvigionamento, scarico e tiro in quota, sono stati minuziosamente programmati prevedendo anche lavorazioni in notturna, al fine di garantire i materiali necessari alle attività del giorno seguente.
Questa impostazione, frutto della sinergia e cooperazione di diverse professionalità e di un lavoro di gruppo da parte di tutti gli attori coinvolti in questo complesso processo costruttivo, ha permesso di raggiungere importanti traguardi durante la fase di costruzione, come la realizzazione della platea di fondazione eseguita in un unico getto continuo della durata di 87 ore consecutive per un totale di circa 13000 m³, o il completamento della particolare conformazione dei piani tipo, costituita da una struttura mista in acciaio, calcestruzzo prefabbricato e cemento gettato in opera, al ritmo di circa due piani al mese.