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19 dicembre 2016

Logica sartoriale di progetto: il pensiero di Aldo Bottini

È una delle chiavi del successo italiano quella di sfruttare la capacità, di dare un grande valore aggiunto customizzando il servizio d’ingegneria. Senza dimenticare rigore e organizzazione.
Modulo: La sua esperienza in ambito internazionale che differenze ha messo in evidenza rispetto alla realtà italiana? 
Aldo Bottini: Partiamo da una considerazione generale: gli italiani hanno…parecchia zavorra. La storia che, se è sicuramente un grande valore talvolta diventa fardello, rende poco competitivi. Il vigore propositivo è traversato da inefficienze governative e professionali mutuate dalle istituzioni (gli Ordini, per esempio). Il comparto delle costruzioni è refrattario alla crescita dell’imprenditoria media perché resta fortemente legato a logiche di personalizzazione antitetiche ai processi aggregativi necessari per l’emersione. 
Il mondo della progettazione italiana non sta conoscendo una reale spinta evolutiva, né si cercano o formano figure professionali in grado di affrontare realmente il grande e ineludibile tema della progettazione integrata. L’ “estero” si affronta, nella maggior parte dei casi, con approssimazione e si resta al polo nelle sfide della progettazione. Le società di ingegneria stanno progressivamente smarcando da questo immobilismo di pensiero che ha una grave ricaduta sul piano operativo e dello sviluppo. Emergono dei casi di eccellenza intellettuale e in questi casi gli italiani all’estero hanno grande successo. 

Modulo: Come opera BMS? 
Aldo Bottini: Lavoriamo e siamo forti in Italia e questo è un punto di partenza importante: per lavorare all’estero è necessario, prima di tutto, essere consolidati e primi attori a casa propria. E siamo presenti nei maggiori contesti internazionali. Il tema della dimensione non è trascurabile: per schematizzare lo scenario, se ci si confronta in una scala 1:1, l’Italia emerge al primo posto; se si passa alla scala 10:10 l’Italia si classifica alla pari con altri paesi; in una situazione 100:100 l’Italia è sempre perdente; in una situazione 1.000:1.000 l’Italia proprio non esiste- per questo l’aggregazione con strutture “sorelle” che non solo consentano di aumentare la propria dimensione numerica ma anche l’offerta di competenze specialistiche integrate è una strategia vincente e anche una via obbligata che BMS ha seguito e che è anche l’unico modo per far emergere l’alto valore dell’ingegneria italiana. 

Modulo: La dimensione “italiana” degli studi di ingegneria è sempre un minus? 
Aldo Bottini: Non sempre, ma è più un tema di competenze che di dimensione. Per spiegarmi meglio gli studi dimensionalmente piccoli esercitano appeal sui colleghi internazionali che sono consapevoli della capacità, davvero tutta italiana, di dare un grande valore aggiunto customizzando il servizio d’ingegneria. La capacità di customizzare, in un contesto comunque industrializzato, rappresenta sempre un grande vantaggio. Ma il tema dell’ambito d’azione è importante, perché la personalizzazione operata da singoli è invece…assemblaggio. La capacità di customizzare deve essere sempre messa a sistema e riferito a una forte base organizzative. 

Modulo: Intende dire che è finita l’ora del “genio creativo” per l’ingegneria? 
Aldo Bottini: La creatività non confligge con l’organizzazione. Sono due elementi che possono coesistere e avvantaggiarsi vicendevolmente. Se il meccanismo di relazioni è più complesso lo studio si inserisce nello scenario mutato scegliendo il percorso più opportuno: per esempio, sviluppando una serie di organismi integrati che gli consentano di affrontare con autorevolezza il mercato internazionale. Questo non significa perdita di agilità nel “maneggiare” il progetto. 

Modulo: Qual è, secondo lei, l’approccio “vincente”? 
Aldo Bottini: Una buona formula è quella dell’approccio divisionale, la creazione di divisioni specialistiche con opportune riconnessioni trasversali. Il progetto interseca le divisioni operative. 

Modulo: I software di progettazione fanno la differenza? 
Aldo Bottini: Il sistema BIM rappresenta una vera e propria rivoluzione copernicana per il processo di progettazione integrata, oltre al fatto che gli anglosassoni lavorano ormai prevalentemente utilizzando il sistema BIM e la logica soft landing, quindi se con loro dobbiamo lavorare, confrontarci, competere… 

Modulo: Come si modificano nel contesto internazionale extraeuropeo le logiche di relazione tra i protagonisti del progetto? 
Aldo Bottini: Il progettista converge sugli interessi del developer, gli ingegneri convergono sugli interessi comuni di entrambi, architetti e contractor. La logica americana sta riconfigurando l’architetto come una “funzione”. Comunque, tutti gli attori devono concorrere al successo del progetto ed essere parimenti soddisfatti. Non si tratta di un’utopia: i grandi player internazionali lavorano in questa direzione. È un approccio che quasi non esiste in Italia (in particolare in ambito pubblico), ma assolutamente reale negli altri paesi. L’edilizia incide sulla qualità della vita di tutto, dovrebbe governare sovrana una logica di responsabilità sulla qualità di quello che produciamo. Spesso usiamo, invece, una logica di approssimazione con gli esiti deludenti e talvolta anche drammatici che ne conseguono. 

Modulo: Lavorare all’estero modifica inevitabilmente le logiche di gestione professionale dello studio? 
Aldo Bottini: Affrontare i mercati esteri e collaborare a progetti in ambito internazionale modifica profondamente le logiche all’interno dello studio professionale. Si lavora in modo più dinamico e si abbandonano le modalità “regionali” o “nazionali”, assumendo consapevolezza della loro totale anacronisticità. Comunque, per essere concreti, la differenza fondamentale è il controllo e la gestione del contratto. In Italia questo modo di operare viene decisamente rifiutato perché impone la riconfigurazione degli aspetti economici e finanziari. Verificare lo sviluppo esecutivo a mente del progetto non è una priorità e non è ancora una priorità lavorando in Italia. In ambito internazionale gli aspetti pragmatici e operativi hanno un peso notevole, in Italia vengono disattesi. Il metodo progettuale deve consentire di tenere sotto controllo le devianze e le difformità: la trasformazione del comparto passa proprio attraverso il controllo e la verifica del processo edilizio. Il grande sintesi è un’esigenza di consapevolezza compressiva dell’ambiente in cui si opera.  


Pubblicato su Modulo 398
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