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18 ottobre 2017

NOI Techpark Alto Adige, un progetto internazionale

Ha aperto il 20 ottobre a Bolzano, in Alto Adige, NOI Techpark, la nuova casa dell’innovazione italiana al centro dell’Europa. La nuova struttura è stata inaugurata con una cerimonia alla quale ha partecipato anche la Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Maria Elena Boschi e è stata seguita, sabato 21, da un open day dedicato alla cittadinanza. 

Un «Monolito nero» che richiama Stanley Kubrick e il suo capolavoro «2001: Odissea nello spazio», inserito in un’area che si intreccia, nella sua evoluzione, con la storia di Bolzano e dell’Alto Adige. Il NOI Techpark, la nuova casa dell’innovazione cerniera fra il Nord e il Sud d’Europa, non è solo terreno fertile per imprese (già 60 quelle insediate), gli oltre 20 laboratori e i 6 istituti di ricerca, ma è anche una grande opera di ripensamento architettonico di un’area storica, ampia 13 ettari. Riqualificazione di alto livello: la progettazione è frutto della collaborazione internazionale di Claudio Lucchin & Architetti Associati (anche direttore dei lavori) e lo studio italiano del gruppo Chapman Taylor. Tre anni di lavori per una cubatura totale che supera i 200mila metri cubi (per la precisione 202.687, dei quali 57.423 interrati). 
 «Un progetto sul solco della modernità – afferma Arno Kompatscher, presidente della Provincia Autonoma di Bolzano –. Quella stessa modernità che ha allungato in tutta Europa la lista di edifici industriali rinati dalle ceneri a nuovo splendore. Come, ad esempio, l’ex stazione parigina di Orsay, convertita in uno dei musei d’arte più famosi al mondo, i magazzini di cotone del porto vecchio di Genova, diventati area Expo della città o la nuova sede della celebre Tate Modern Gallery di Londra, ricavata nel 2000 all’interno di una centrale elettrica a carbone. Così il NOI Techpark diventa la nuova cittadella del cambiamento: all’antico brusio dell’alta tensione abbiamo sostituito quello assai più contemporaneo di un luogo di scambio vivo». 
«È stata una grande sfida e un grande piacere lavorare per questa opera di rigenerazione urbana – afferma l’architetto Claudio Lucchin - abbiamo rispettato il valore del lavoro ridando alla città una delle strutture che ne ha fatto la storia. L’edificio chiamato “Black Monolith” si presta per le sue forme e per la propria costruzione a una duplice interpretazione. Da una parte la figura rappresenta la scintilla dell’intelligenza che ha reso possibile l’evoluzione, ma se in Kubrick questa scintilla era rappresentata da una figura verticale dominante, qui viene resa leggermente inclinata per dichiarare l’insufficienza delle nostre conoscenze. La struttura può essere anche letta come arca dell’alleanza tra uomo e tecnologia tra tradizione e innovazione, tra pragmatismo e empirismo, tra idealità dell’architettura e concretez-za della produzione industriale del bene». 

LA STORIA DEL NUOVO QUARTIERE DELL’INNOVAZIONE A BOLZANO
Il NOI Techpark caratterizza ora Bolzano Sud. Le aree della «ex Montecatini», nella vecchia zona produttiva del capoluogo altoatesino, tratteggiano una storia industriale rimasta quasi intonsa nel tempo. Con radici nella prima parte del ventesimo secolo. Era stato Mussolini, per l’italianizzazione del Sudtirolo, ad imporre la costruzione di alcune grandi fabbriche in città. La «Montecatini», tra il 1934 e il 1939, era stata la prima azienda ad insediarsi: poi sarebbero venute la Lancia, le acciaierie Falck e la fabbrica di Magnesio. Nel secondo dopoguerra era diventata la più grande fabbrica di alluminio d’Italia, anche grazie alle molte centrali idroelettriche esistenti (già allora) in provincia, capaci di fornire l’energia necessaria per le due linee del primario. Con l’arrivo degli anni ’80 inizia il declino produttivo che porterà alla chiusura delle linee di primario con i primi anni ’90 e l’acquisto dei terreni da parte della Provincia Autonoma di Bolzano. Nel 2004 vengono messe sotto tutela storico monumentale le due centrali di trasformazione elettrica e le palazzine fronte strada. Si apre così il dibattito sul loro possibile utilizzo. Molti ne sostengono l’uso museale, soprattutto a fronte del grande successo della biennale d’arte europea «Manifesta 7» ospitata nella fabbrica nel 2008. Poi la storia imbocca la via di NOI Techpark. 

IL QUARTIERE E LA CERTIFICAZIONE LEED 
L’edificio ha ottenuto, primo in Europa e secondo al mondo, la certificazione LEED ND v4:Plan Gold. Le quattro lettere di LEED stanno per «Leadership in Energy adn Environmental Design», ossia leadership nella progettazione sostenibile a livello energetico e ambientale. Il sistema di classificazione per la costruzione ecologica è stato sviluppato nel 1998 dall’U.S. Green Building Council, Il protocollo ND v4 (Neighborhood Development) non considera soltanto i singoli edifici bensì l’intero quartiere e valuta i progetti per la loro sostenibilità, partendo dai materiali di costruzione arrivando fino alla qualità della vita nel quartiere. La certificazione LEED oltre a conferire ulteriore qualità al complesso, si integra perfettamente con la filosofia delle aziende e delle istituzioni che qui trovano sede, rendendo la zona attrattiva per nuove giovani realtà che condividono la nostra filosofia green. La certificazione LEED guarda anche alla mobilità sostenibile per ridurre le emissioni, in questa ottica si è progettato creando anche nuovi punti di fermata per il trasporto pubblico, rendendo le connessioni esistenti e i percorsi ciclo-pedonali facilmente accessibili per i fruitori del NOI Techpark. Gli edifici del NOI Techpark si integrano nella ampia area pubblica esterna attrezzata, il cui fulcro è rappresentato dalla torre piezometrica divenuta nel 2008 opera d’arte grazie a Mariusz Waras e oggi completamente restaurata. Nel grande parco antistante gli edifici sono state inserite zone di sosta per studio e relax, aree verdi, un teatro-arena ed un ambito per l’attività sportiva.  
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Vai alla scheda dello studio di progettazione: CLEAA CLAUDIO LUCCHIN ARCHITETTI ASSOCIATI