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19 dicembre 2016

Interpretazione vs colonizzazione: il pensiero di Mario Cucinella

L’adozione di un linguaggio capace di esprimente la bellezza e la ricchezza delle culture locali in opposizione a un processo di costruzione indifferente ai luoghi, al pensiero e al fabbisogno energetico.
Modulo: Come interpreta l’espressione “internalizzazione del progetto”? esistono interazioni con il tema della globalizzazione? 
Mario Cucinella: La tensione all’internazionalizzazione deriva sia da esigenze oggettive – nel nostro paese le difficoltà di un sistema di opportunità professioni che consentono di esprimersi – sia all’esistenza di una importante domanda di qualità e architettura nel mondo. 
Associare l’internazionalizzazione con la globalizzazione del progetto è una visione passata, una sorta di regresso intellettuale, l’idea di colonizzare è in antitesi con un’interpretazione dei luoghi, sotto il profilo ambientale e sociale. Bisogna elaborare, metabolizzare e restituire la cultura dei paesi e intersecarla con le proprie competenze. Quindi internazionalizzazione per esportare competenza, non modelli. Internazionalizzare il progetto significa esportare un “prodotto sensibile”, certo non globalizzare! La preoccupazione ambientale è l’elemento trasversale a tutti i paesi e anche sotto questo profilo la globalizzazione assume una connotazione negativa letta in chiave di lettura di “in-differenziazione” dei percorsi: la produzione energetica, le situazioni climatiche, la geografia, gli aspetti sociali sono diversi da paese a paese, è evidente come non sia possibile (e responsabile) esportare il medesimo modello edilizio in ambienti completamente differenti. 
Qui la differenza è sinonimo di ricchezza mentre la globalizzazione una forma di impoverimento culturale. Si prefigura e si pone come vincolo l’esigenza di partire dagli elementi comuni legati ai temi ambientali ed energetici per rispondere progettualmente con soluzioni differenziate. E il primo momento di progetto deve essere quello di comprendere le situazioni ambientali locali per individuare le conoscenze – non un modello già esistente! – adeguate a operare in quel contesto.  
Gli esiti delle scelte indifferenziate negli ultimi decenni di “voler fare cose che non corrispondono ai luoghi”, sono evidenti con un pesante carico di inadeguatezza formale e di costo ambientale. 

Modulo: Quanto e in che modo le Smart Technologies influiscono quando si opera in contesti internazionali? Qual è il reale valore aggiunto? 
Mario Cucinella: Sono evidenti i benefici dell’era digitale e della rete immateriale di connessione. Primo tra tutti, si amplifica l’opportunità di esportare (e importare) conoscenze. E in un’interpretazione più pragmatica la rete immateriale reca, implicitamente, un concetto di sostenibilità reale. Ma è altrettanto evidente che resta immutato il valore materiale dell’architettura. Il tema di fondo è quello d’uso degli utensili: la rivoluzione digitale in architettura facilita il processo, lo studio delle forme, contribuisce a migliorare la qualità delle proprie idee. Ma se manca la visione a monte, gli utensili, da soli, non sono in grado di funzionale. E quando il progetto è “troppo” governato dagli strumenti, rivela inadeguatezza, lacune e non ultimo per gravità, difficoltà gestionali dell’edificio. è importante non “farsi prendere la mano” dagli strumenti che vanno calati in un contesto di realtà e concretezza. 

Modulo: Progettazione in luoghi diversi…cosa differenzia un luogo? 
Mario Cucinella: L’interpretazione della contemporaneità non è univoca, ma diversa da luogo a luogo. E anche se, come dicevo, è più facile esportare modelli già composti e sperimentati, è necessario tener conto delle differenze. Un luogo ha “tempi e modi diversi” ed esportare le conoscenze significa anche registrare, adeguare “l’azione progettuale”, per evitare di produrre edifici che siano estranei ai contesti. 
I luoghi vivono tempi diversi, contemporaneità diverse e un architetto deve capire quel tempo. 

Modulo: Come vengono sostenute le società di progettazione che intraprendono progetti all’estero? 
Mario Cucinella: So che esistono programmi di sostegno all’internazionalizzazione delle imprese ma non sono a conoscenza di applicazioni specifiche per le società di progettazione. Ritengo che il progetto di architettura, nella sua valenza immateriale, andrebbe fortemente sostenuto e motivato, in considerazione della sua potenzialità inclusiva di “altre economie di settore” nella fase realizzativa. 
Partiamo dall’assunto che il Made in Italy ha un valore di riconoscibilità e autorevolezza artistica e culturale, affatto intaccato da vicende di tipo politico, governativo ed economico. 
Al Made in Italy vengono associati indiscussi valori e qualità come modello cultura che si origina in un retaggio storico universalmente riconosciuto. Proprio questo immaginario andrebbe consolidato e promosso. L’emersione del progetto italiano nel mondo consentirebbe l’amplificazione di tutto il sistema afferente in termini di servizi, prodotti ed economia. Si tratta di un impegno culturale che richiede lo stanziamento di fondi consistenti, disatteso, salvo eccezioni, così come disatteso, da parte di Governo e istituzioni, è il tema della formazione per l’internazionalizzazione sugli argomenti legislativi, assicurativi, per i percorsi da intraprendere e relazioni da consolidare. 

Modulo: Il tema del “modello anglosassone” è ricorrente in ambito internazionale: come si concilia con il modus operandi italiano? 
Mario Cucinella: Il modello anglosassone funziona molto bene negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Cina e nei paesi arabi, in qualche misura, quest’ultimi, colonizzati dalle procedure anglofone. Prerequisito dell’applicazione di questo modello la divisione dei ruoli e le regole del mercato. L’Italia è un paese in cui molti esprimono, sia pure in totale mancanza delle capacità e delle competenze necessarie, la presunzione di svolgere e sviluppare compiti diversi da quelli per i quali possiedano una preparazione specifica.  
Cambi di ruolo istantanei – per esempio tecnici che si trasformano in project manager o construction manager – sono ormai frequenti e spesso inadeguati. La commistione impropria dei ruoli abbassa la qualità che si allinea su standard di mediocrità. A questo si aggiunga la tipologia e le procedure delle gare per gli appalti pubblici e si comprende il motivo per il quale il modello anglosassone in Italia sia inattuabile e di conseguenza sia forte il gap esistente tra le strutture italiane e quelle di altri paesi nella competitività internazionale. 


Pubblicato su Modulo 398
Vai alla scheda dello studio di progettazione: MARIO CUCINELLA ARCHITECTS (MC A)