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19 dicembre 2016

Architettura e luoghi, progettare nel segno del rispetto: il pensiero di Monica Tricario e dei Piuarch

Non una riconoscibilità statica, ma una progettualità dinamica e versatile che accolga e interagisca con i luoghi.
Modulo: Progettare all’estero. Da dove si comincia? 
Monica Tricario: La via per l’internazionalizzazione passa, soprattutto, attraverso contatti e relazioni, opportunità estemporanee che si trasformano in occasioni stabili. La nostra prima apertura verso l’estero è derivata dalla realizzazione di alcuni negozi Dolce & Gabbana all’estero per poi consolidarsi con il primo importante progetto a San Pietroburgo, il Business Centre Quattro Corti. Si è trattato di una palestra che ci ha messo in condizione di comprendere dinamiche e contesti profondamente diversi dal nostro. La leva competitiva è comunque la qualità del progetto. 
Il nostro studio segue tutto il processo di realizzazione, dall’elaborazione degli esecutivi (che non vengono delegati ad altri soggetti), ai dettagli, al cantiere, e se è vero che le peculiarità del progetto italiano vengono particolarmente apprezzate, la committenza estera non prescinde da valutazioni legate al curriculum e al portfolio: gli edifici realizzati valgono più di molte parole e spiegazioni, come referenza. 

Modulo: Come siete organizzati dal punto di vista operativo? 
Monica Tricario: Non abbiamo branch offices, neppure in Russia, paese nel quale stiamo lavorando tantissimo. Siamo quattro soci e riusciamo a gestire in modo fluido e con una presenza costante, sia pure con molti sacrifici, il coordinamento dei lavori all’estero. Il dialogo è complesso, ma possibile e soddisfacente anche in questi termini. Ci avvaliamo di una rete di consulenti dei quali conosciamo serietà e professionalità. 
Progettare all’estero con episodi ricorrenti, ma senza struttura di riferimento stabile nei paesi, richiede rigore e preparazione eccellenti da parte di tutti i soggetti che concorrono ai diversi aspetti del lavoro. 

Modulo: Cosa sostiene il vostro successo all’estero? Qual è la vostra filosofia progettuale? 
Monica Tricario: La nostra filosofia progettuale si origina nel pensiero che l’architettura debba essere legata al contesto, non necessariamente con una stretta aderenza tipologica di tipo geografico. La relazione tra architettura e luogo può essere culturale in senso ampio, basata sui materiali, sui riferimenti artistici, storici o ambientali…Ci sono molti sistemi per far interagire il portato italiano con le peculiarità locali in modo efficace per i temi formali e della sostenibilità del progetto. Riteniamo che non possa e non debba esistere una cifra stilistica di identificazione statica ma una progettualità dinamica e versatile che accolga e venga accolta armonicamente dal luogo in cui si trova a interagire. 
Un esempio di questo nostro modo di pensare e progettare è l’edificio che abbiamo progettato a Milano nell’internazionalissimo contesto di riqualificazione dell’area di Porta Nuova. L’edificio, l’unica “non torre” (si sviluppa su cinque piani, n.d.r.), segue il rapporto con il contesto e si propone con un approccio internazionale che filtra, senza svilirla o annullarla, l’architettura moderna milanese. I riferimenti vengono colti nel contesto attualizzati e in quello globale della città.  

Modulo: Sostegni e iniziative per sostenere il progetto italiano oltre confine? 
Monica Tricario: Nessun sostegno finanziario, nessuna operazione significativa da parte di ICE (MAE e MiSE, secondo la riformulazione recente) agli studi di progettazione: percorsi, strumenti e investimenti sono sulla libera intraprendenza e a carico degli architetti. Sono veramente il valore del progetto e l’elasticità del pensiero che costituiscono un notevole vantaggio nei confronti del committente straniero. 
Il Local Architect è, nella nostra organizzazione, un attore centrale perché è delegato a tener le fila degli aspetti burocratici e normativi, conosce profondamente gli assetti del proprio paese ed è in grado di farsi carico di una Direzione Lavori congruente alle esigenze espresse dal progetto. 
Riqualificata in una dimensione di rigore e di contemporaneità, l’"Artigianalità” italiana del modo di lavorare è una carta vincente nel mondo, coadiuvata da un gioco di squadra, assolutamente indispensabile, che riunisca protagonisti alla pari, società specializzate con cui ci si possa presentare all’estero, per poter dimostrare competenze e professionalità specifiche, non ultimo per fare “massa critica”, anche numerica, sia in fase di concorso sia per la parte operativa. L’efficienza sottende una buona organizzazione interna e questa, insieme alla già citata ed essenziale qualità del progetto, è la chiave dell’affermazione all’estero. 

Pubblicato su Modulo 398
Vai alla scheda dello studio di progettazione: PIUARCH