Una membrana tessile ondulata, tirata, pizzicata: il guscio di copertura dell’ampliamento della Serpentine Gallery di Londra è una pellicola dalla forma sinuosa, sorretta da elementi di sostegno esili ed alti. Ricorda il Crematorio a Kakamigahara di
Toyo Ito, il suo tetto liquido e bianco, il suo profilo mosso e privo di simmetria, il suo carattere di elemento quasi sospeso e galleggiante. Il progetto di
Zaha Hadid per l’espansione della celebre istituzione di Kensington Gardens, che verrà inaugurato nel 2012 prima dell’inizio dei giochi olimpici nella capitale inglese, si configura come un’onda esterna alla struttura monumentale ottocentesca ispirata alle ville palladiane: al di sotto del diaframma in trazione, che ora scende verso il terreno e ora risale nuovamente, uno spazio di incontro è delimitato da pareti di vetro che aprono la visuale verso il celebre parco della città. L’involucro trasparente è modellato sulle curve del tetto; le lastre intercettano le differenti quote verticali e si arretrano rispetto al filo perimetrale della copertura. L’intervento, approvato il 17 giugno dal Consiglio di Westminster, include anche la ristrutturazione della preesistenza storica: il deposito regio di polvere da sparo per l’esercito, ormai dismesso da più di cinquant’anni, verrà recuperato in tutti i suoi ambienti interni, che si tramuteranno in sale espositive destinate ad ospitare le opere di talenti emergenti del panorama artistico internazionale. A pochi giorni dall’inaugurazione del
Serpentine Gallery Pavilion di Peter Zumthor, a Londra si firmano le carte per avviare il cantiere della celebre archistar irachena, si fanno i rilievi del manufatto storico, del suo intorno, si inizia ad immaginare il “nuovo” e quel contrasto curioso di forme che consoliderà la fondazione promossa da Theresa e Mortimer Sackler.