La crisi economica e le emergenze ambientali e sociali degli ultimi anni hanno portato in primo piano su scala mondiale la sfida della sostenibilità dello sviluppo.
Gli effetti catastrofici del cambiamento climatico e del degrado ambientale, la scarsità delle risorse naturali e delle fonti energetiche da combustibili fossili, l’aumento delle diseguaglianze sociali con la violazione di diritti fondamentali dell’uomo per una crescente fetta di popolazione (il diritto alla salute, il diritto al lavoro, il diritto allo studio, solo per citarne alcuni) sono questioni non più eludibili che ci pongono di fronte alla necessità di radicali cambiamenti per garantire il diritto al progresso delle generazioni presenti e future sancito nel 1987 dal Rapporto Brundtland della Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite.
Nel 2019, il Green Deal Europeo ha segnato un vero e proprio cambio di passo nelle politiche e nelle relati- ve strategie di azione fino ad ora sviluppate con una
logica settoriale, ognuna finalizzata al raggiungimento del singolo obiettivo della tutela dell’ambiente, dello sviluppo economico o dell’equità sociale (i cosiddetti tre pilastri della sostenibilità del Rapporto Brundtland). Oltre al mancato raggiungimento degli obiettivi prefis- si, le politiche settoriali hanno anche diffuso visioni di- storte single-issue e pregiudizi nell’opinione pubblica alimentati da una sorta di ontologica inconciliabilità tra le esigenze di tutela dell’ambiente e di progresso economico e sociale. L’Unione Europea propone un in- novativo piano strategico di sviluppo basato su una vi- sione olistica della sostenibilità che mette a sistema in modo sinergico le complesse interrelazioni tra la tutela dell’ambiente, lo sviluppo economico e lo sviluppo so- ciale. Il Green Deal dissocia per la prima volta la cresci- ta economica dal consumo delle risorse, fissa l’ambi- zioso obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e promuove la transizione ecologica dagli attuali modelli dell’economia lineare verso l’economia circolare. In netta contrapposizione all’economia lineare del “pren- di-produci-usa-getta” diffusasi con l’industrializzazione dei processi produttivi, l’economia circolare è in grado di autorigenerarsi come i cicli naturali e durare per un tempo illimitato con risorse limitate. Nell’economia cir- colare la generazione di rifiuti è ridotta al minimo e il valore dei prodotti e dei materiali che li compongono è mantenuto il più a lungo possibile attraverso processi di manutenzione, riparazione, riuso e riciclo.