Città intelligenti o città sostenibili?

Un quadro di riferimento internazionale 
Iniziamo questa riflessione con una nota critica. Da una analisi delle pubblicazioni scientifiche degli ultimi cinque anni sul tema “Smart City e sostenibilità” emergono elementi che ci portano a riflettere su un fenomeno di indubbio interesse ma complesso e contradditorio. Glasmejer e Nebiolo, due ricercatori del Dipartimento di Studi Urbani e Pianificazione del MIT di Boston, in un articolo molto critico sulla evoluzione delle Smart City “Thinking about Smart Cities: The Travels of a Policy Idea that Promises a Great Deal, but So Far Has Delivered Modest Results” nel quale affermano che le “città intelligenti” sono oggetto del desiderio delle corporazioni tecnologiche che cercano nuovi mercati per i prodotti esistenti e contemporaneamente cercano, per esse stesse, lo stato di essere "intelligenti" con la speranza di migliorare le loro possibilità di attrarre investimenti per lo sviluppo economico". Nell’articolo si affermano due principi: le città intelligenti dispensano delle promesse che non vengono mantenute, o lo sono in modo modesto, e l’intero comparto dell’innovazione tecnologica (vedi ICT o Information and Communication Technologies e IoT o Internet of Things) spinge questi modelli urbani seguendo puramente una logica di interesse economico-commerciale. 
Il dibattito sul ruolo dell’innovazione, o meglio sui vantaggi che l’innovazione può comportare, è quasi fisiologico: da una parte si schierano coloro che considerano l’innovazione il vero attrattore del miglioramento della qualità della vita, dall’altro si schierano tutti quelli che nell’innovazione vedono prevalentemente gli aspetti negativi: dalla generazione di esigenze che prima non c’erano all’attacco alla privacy dei cittadini che attraverso i device che “indossano” sono costantemente monitorati. La disponibilità di smartphone sempre più intelligenti e permanentemente collegati in rete rende rintracciabile qualsiasi nostra azione, talvolta in modo invasivo, ma soprattutto modifica i rapporti umani che vengono destabilizzati: non più rapporti diretti ma rapporti mediati dalla grande rete. È all’evidenza di tutti il fatto che in qualsiasi ambiente con concentrazione di persone, dai mezzi di trasporto ai ristoranti, un numero sempre maggiore di persone interagisca in modo esclusivo e quasi continuo con lo smartphone. 
La letteratura tecnico-scientifica pone un’altra questione interessante: il rapporto tra l’innovazione tecnologica e la sostenibilità nella sua più estesa accezione del significato del termine. Che l’evoluzione delle città che diventano Smart debba mantenere saldo il timone della sostenibilità è il filo conduttore del lavoro presentato da Ibrahim et alii (2015). Gli autori analizzano l’evoluzione delle città sia dal punto di vista qualitativo che dal punto di vista quantitativo. Nel 1800 solo il 3% della popolazione mondiale abitava nelle città, al 2010 questa percentuale sale al 50% e le stime al 2050 parlano di un 70%. Questa rapida e inarrestabile urbanizzazione rende le città meno sostenibili non solo dal punto di vista ambientale. Le nuove sfide riguardano anche aspetti sociali e più in generale la qualità della vita della popolazione. Questo fenomeno, a sua volta, aumenta le richieste di sviluppo economico, sociale, ambientale e tecnologico soprattutto nei paesi a basso reddito medio dove la velocità dell'urbanizzazione è veloce. Per garantire la sostenibilità ogni città deve adottare soluzioni per affrontare il fenomeno della rapida urbanizzazione in modo efficace Molti governi in città e altre parti stanno iniziando progetti di Smart City sostenibili (SSC) con l'obiettivo di affrontare le sfide della rapida urbanizzazione. Può essere interessante a questo punto riportare delle definizioni di SSC (vedi articolo completo, tabella 1). Si può osservare come in tutte le definizioni ci siano almeno due elementi comuni: il ruolo importante delle ICT e la componente sociale. 
Ed è proprio il ruolo dell’ICT che si gioca lo sviluppo della città intelligente e sostenibile. Una pubblicazione curata da GeSI (2012) approfondisce il tema del valore aggiunto offerto dalle ICT nel futuro delle Città intelligenti e sostenibili. Lo studio, nella sua sintesi, arriva alla conclusione che le ICT contribuiscono ad una potenziale riduzione dei gas a effetto serra del 16.5% creando 29,5 milioni di posti di lavoro ed un risparmio di poco meno di 2 trilioni di dollari. 


Pubblicato su Modulo 407, maggio/giugno 2017