Architettura del teatro

Libera da vincoli e rigidità compositive, l'architettura del teatro sviluppa forme e riflessioni progettuali sui temi della flessibilità dell'acustica, dell'illuminotecnica.
Con la nascita dello spettacolo moderno muta il rapporto tra l’individuo e la rappresentazione: da momento di intrattenimento o gradevole accompagnamento di una festa a vero e proprio centro dell’attenzione, connotato da una precisa distinzione tra chi ascolta e chi esegue. Questo modello “unidirezionale di fruizione”, ha determinato per un lungo periodo una concezione spaziale del teatro basata su precisi rapporti geometrici e forme che ricalcassero la dinamica del suono. Tra Ottocento e Novecento, unitamente alla riforma di Wagner, una scoperta matematica (formula di Sabine), crea una vera e prioria rivoluzione, in quanto definisce il tempo di riverberazione di un ambiente riferendosi
a volume, superfici interne e vari coefficienti di assorbimento, senza fare alcun riferimento alla geometria dell’ambiente. Questa formula determina effetti immediati sull’architettura del teatro portando alla libertà delle forme architettoniche, svincolandosi innanzitutto dalle costrizioni di tipo tradizionale ed armonico, che avevano fino a tal momento imposto all’edificio teatrale una precisa conformazione spaziale.