Il progetto, ultima creazione dello studio che continua sulla strada delle grandi opere urbanistiche che nel 2017 ha portato alla realizzazione della biblioteca di Tianjin, in Cina, è composto da due edifici, collegati tra loro da un cortile centrale condiviso, che rispondono nella loro configurazione alla volontà dei progettisti di lanciare un nuovo polo turistico e non una serie di attrazioni scollegate come a Las Vegas.
Le due strutture sono infatti caratterizzate dalle facciate sorprendentemente scultoree, influenzate dal contesto circostante: i motivi architettonici degli edifici vicini, come ad esempio le proporzioni e le forme delle finestre e delle porte, sono stati replicati nel rilievo in facciata come se fossero impresse.
Dipinte di bianco e di oro, le facciate dalle linee serpentine e dalle pieghe impossibili danno vita a un’architettura liquida dove l’accurato utilizzo del colore sottolinea ed enfatizza le peculiarità degli edifici attirando la curiosità dei visitatori, in un gesto di accoglienza che al contempo strizza l’occhio alla bandiera coreana.
La particolare creatività degli esterni è dovuta alla totale assenza di luce naturale degli interni dove però l’installazione di soffitti a specchio e pavimenti in vetro amplifica lo spettacolo di luci caleidoscopiche che avvolge lo spettatore.
Il nome del complesso, “The Imprint”, nasce proprio dalla tecnica di costruzione utilizzata che ha fatto ampio uso della tecnologia 3D per modellare i 3.800 pannelli di fibra di vetro e cemento che ricoprono le facciate.
Winy Maas, architetto principale dei due edifici e co-fondatore di MVRDV ha dichiarato: “Due mesi fa, quando la maggior parte del rivestimento era già stata eseguita il cliente ha detto: questa è un'opera d'arte. La cosa interessante di questo progetto è che l'intrattenimento può diventare arte e l'edificio può diventare esso stesso arte. Qual è, allora, la differenza tra architettura e arte? Il progetto gioca con questa dualità e penso che l'astrazione contribuisca a questo scopo, sorprendendo e allo stesso tempo seducendo l’osservatore".
Crediti fotografici: Ossip van Duivenbode