Riviera 107 introduce nella palazzina una logica distributiva per fasce funzionali. La fascia anteriore dell’appartamento, quella più aperta alla dimensione pubblica, si contrappone così a quella dei servizi, che comprende la distribuzione verticale, i bagni, le cucine, le lavanderie, e a seguire alla parte più privata delle camere e degli studi. Seguendo questa logica l’edificio sviluppa ulteriormente il proprio dialogo con l’esterno. Il fronte dell’edificio è arretrato rispetto al filo stradale, e definisce così uno spazio semipubblico di mediazione tra la parte pubblica della città e gli spazi privati. Una sorta di dilatazione del marciapiede che l’edificio condivide con la città. L’androne diventa il luogo collettivo per eccellenza. Ma più di tutto questa logica distributiva ha reso possibile una originale trasformazione dell’affaccio a mare. La facciata che guarda a est, infatti, è pensata come una vera e propria sezione aperta dell’edificio, lungo la quale emergono, con aggetti di diversa ampiezza, i piani dell’edificio. Il corpo compatto viene così scardinato e i piani “slittano” verso l’esterno. Lo slittamento dei piani definisce un sistema di sbalzi che si protendono verso il mare definendo una porzione di abitazione all’aperto, una sorta di “trabocco urbano”. Un intenso rapporto con la città e il paesaggio, con la luce e la vita all’aria aperta, è al centro del progetto. Gli ambienti principali degli appartamenti godono di affacci diretti e di terrazze esterne, pensate come vere e proprie stanze all’aria aperta, parte integrante della vita domestica. L’intradosso dei balconi aggettanti è in metallo, un rivestimento in ottone traforato che aggetta ulteriormente rispetto al piano di calpestio. Vista dal basso, percorrendo il lungomare, la serie di aggetti riflettenti dà luogo a una sorta di inedito quinto prospetto dell’edificio che contribuisce a definire la scena urbana.