Dal punta di vista urbanistico la parziale demolizione delle consistenti volumetrie del complesso ha portato alla definizione di un vuoto urbano, condizione non presente nel quartiere e che pertanto ha rappresentato un nuovo tema progettuale, che nel disegno urbano generale dello spazio pubblico ha generato una nuova piazza alberata di collegamento tra via Filzi e via Pistoiese, le due dorsali stradali principali di scorrimento.
PrismaLab è un progetto architettonico nel quale memoria ed innovazione giocano un ruolo complementare ed integrato, in cui i caratteri consueti dei canoni formali e strutturali si mischiano con introduzioni ed aggiunte contemporanee e riconoscibili per valorizzare nel rigore del rapporto formale i caratteri storicizzati con quelli attuali restituendo al complesso industriale una nuova veste estetica e funzionale ed una riconoscibilità univoca nel nuovo paesaggio urbano.
L’immagine generale del complesso è caratterizzata da nuovi volumi a forte caratterizzazione geometrica che si stagliano in altezza fungendo da marcatori urbani a dal nuovo spazio scoperto adiacente che consente oggi l'apertura totale al quartiere.
L’articolazione dei rapporti spaziali esterni ed interni ha comportato l'interazione tra assetto consolidato ed innovazioni architettoniche, funzionali ed impiantistiche garantendo la leggibilità ed il mantenimento dell’impronta architettonica e funzionale originaria pur avendo attuato importanti interventi di consolidamento sulle strutture portanti ed avendo inserito internamente un apparato di impianti quasi del tutto assente (ed oggi comunque caratterizzato da impianti a vista in metallo che richiamano alla tipologia industriale) ed avendo inserito quelle innovazioni tecniche e funzionali necessarie con una caratterizzazione geometrica e materica leggibile in rapporto all’esistente ma con questa compatibile e dialogante. In un rapporto di simbiosi e di reciproca valorizzazione.
Il rapporto tra memoria ed innovazione non si è limitato agli aspetti compositivi ed architettonici propri del progetto ma ha investito l'essenza stessa e l’approccio culturale dell’operare alla “Pratese”, con una specifica attenzione al riuso ed al recupero che è stata componente fondamentale dei fenomeni produttivi cittadini che hanno sempre fatto del recupero di oggetti e materie prime un vanto ed un modello che andava al di là della stretta e mera esigenza utilitaristica per diventare invece una precisa modalità ed un approccio concettuale condiviso.
E quindi a scala urbanistica si è pensato di recuperare un quartiere, a scala urbana di recuperarne e riadattarne il disegno degli spazi, a scala architettonica di recuperare gli spazi e gli edifici e ad una scala materica di recuperare quanto possibile o almeno di utilizzare modalità realizzative e prodotti che potessero ottimizzare costi e risorse con materiali di recupero derivanti da una vita precedente (come nel caso dei materiali isolanti per pareti e coperture ottenuti dagli scarti tessili e prodotti da aziende locali o comunque da prodotti isolanti di recupero oppure per gli elementi della pavimentazione esterna in elementi filtranti realizzati a con materiali di recupero) e che possano essere assemblati per quanto possibile a secco garantendo un futuro agevole disassemblaggio per favorire un’agevole demolizione /disassemblaggio meccanico per garantire un possibile recupero dei materiali stessi o la rimessa in circolo per il riuso e la produzione di nuovi materiali. Oppure attraverso l’utilizzo attento della risorsa acqua, da sempre preziosa per l’industria tessile, che viene captata dalla falda idrica attraverso un pozzo di presa quasi costantemente alla stessa temperatura, immessa dell’impianto di climatizzazione per limitare l’apporto energetico per scaldarla in inverno e raffrescarla in estate, e poi reimmessa attraverso un pozzo di resa nella falda idrica con bilancio idrico nullo e con un importante vantaggio in termini energetici, condizione implementata anche dall’utilizzo di schermature solari e sistemi di mitigazione dell’irraggiamento meccanizzati e regolabili in funzione dell’apporto necessario nelle varie fasi dell’anno.
IL CONTESTO
Il progetto di PrismaLab (già Medialibrary) rappresenta una delle porzioni più importanti del più ampio progetto di rigenerazione urbana denominato P.I.U. Prato (Progetto di Innovazione Urbana P.I.U. Prato cofinanziato con fondi europei in attuazione del POR FESR 2014-2020 Asse 6 Urbano) che ha comportato la riqualificazione urbana e sociale del cosiddetto “MacrolottoZero”, quartiere che incarna l'essenza della "città fabbrica" con la simbiosi sistemica tra edifici industriali ed unità residenzialiper ottimizzare quel rapporto casa/lavoro che è da sempre un marchio di fabbrica della città.
Il P.I.U. Prato rappresenta uno dei pochi interventi di rigenerazione urbana in ambito strettamente cittadino vista la particolare struttura urbana della città e dello specifico quartiere ed ha interessato un ampio comparto urbano del MacrolottoZero interessando ex edifici industriali dismessi, aree scoperte un tempo destinate a deposito del sistema produttivo e le aree di viabilità carrabile per ridefinire un assetto urbano compiuto che sfugga alle strette funzionalizzazioni esistenti e che, nel rispetto dell'identità culturale ed architettonica e del paesaggio urbano consolidato, porti ad una nuova lettura ed alla strutturazione di un senso di identità ed appartenenza grazie alla nuova definizione di spazi pubblici, destinazioni collettive, architetture e marcatori urbani in grado di alimentare una nuova socialità urbanagarantendo integrazione ed interazione.
Il progetto nella sua interezza riveste ed interessa diverse scale di intervento e investe diversi ambiti di valutazione e interazione (urbanistico, sociologico, sociale, culturale, di integrazione e multiculturalità) ed ha rappresentato per sua natura una sfida complessa ed affascinante tuttora in corso ed in continuo divenire che parte dalla definizione architettonica e dall'assetto dagli edifici ultimati ed in via di ultimazione per lasciare poi il "campo" alla definizione degli aspetti gestionali ed alle dinamiche di accompagnamento o spontanee che porteranno la cittadinanza ad appropriarsi degli spazi, a viverli modificandone anche assetti o modalità di fruizione per determinare una nuova modalità di vita e di identità del quartiere.
PRISMALAB
Progettisti: Arch. Michela Brachi, Arch. Massimo Fabbri, Ing. Alessandro Pazzagli
Importo: euro 4.200.000
Caratteristiche: 1.000 mq coperti, 2.300 mq scoperti | 6.000 mc
Nazione: ITALIA
Inaugurazione: 2024