Così il progetto dello studio Woha trasforma le richieste del documento ambientale in un comparto dove parte edificata e verde appartengono ad un medesimo sistema fisico e concettuale, senza che le specie floreali siano da intendersi esclusivamente come superfetazioni di un involucro altamente prestazionale.
L’integrazione è assoluta, la restituzione del 100% della superficie edificata mediante terrazze, giardini pensili, cascate di foglie, arbusti e palme indica che il recepimento della norma trascende la sua applicazione letterale per concede un significato più alto: le pareti divengono parco, la pelle fluisce come una sorta di foresta tropicale il cui scopo primario è la conservazione delle specie autoctone.
L’edificio, secondo quanto affermato dagli stessi architetti, non fa altro che concretizzare “l’idea di una città giardino quale la metropoli asiatica avvia a consolidarsi” tramutandosi in una vera e propria macchina ambientale di nuova generazione.
La sostanziale destinazione del fabbricato a differenti attività e funzioni è del tutto superflua rispetto alla dinamica sostenibile, che costituisce appunto la traccia più rilevante, se non il segno esclusivo. Che il comparto venga occupato da uffici, hotel o abitazioni, da istituzioni o da una nuova accademia, ha dunque poca importanza: quello che colpisce immediatamente è la progressione di terrazze deputate ad ospitare una vegetazione locale che, prive di una geometria ortogonale, caratterizzano il basamento per poi insinuarsi tra le torri svettanti rivestite da un involucro in vetro opaco.
Il rapporto tra pieno e vuoto scelto dagli architetti per la composizione volumetrica indica come le porzioni libere siano create per consentire il pieno sviluppo della flora: la pausa spaziale tra i parapetti in cemento prefabbricati della base e i copri vetrati superiori, sostenuti da una fitta maglia di esili pilastri di calcestruzzo, è tale da incentivare la crescita degli arbusti piantati; ancora, la distanza tra i balconi entro le due corti aperte a “C” dell’edificio a pettine è stabilita per ovviare al medesimo scopo.
Il ritmo descritto, oltre ad agevolare la naturale evoluzione del verde, garantisce ottimali condizioni di illuminazione e aereazione all’interno degli ambienti: le piante contribuiscono a pulire l’aria dalle eventuali emissioni nocive presenti nell’atmosfera e assicurano la necessaria schermatura solare senza bisogno di ricorrere a brise-soleil o ad altri sistemi di ombreggiamento.
Il percorso della sostenibilità all’interno del Park Royal on Pickering inizia proprio nel momento in cui la natura si fonde, si interseca ad un’architettura che acquista la prestigiosa etichetta di “Green mark Platinum Building” e che, in un vortice di attenzione ecologica, introduce un parco fotovoltaico in copertura, un avanzato sistema di raccolta e riciclo dell’acqua piovana, sensori automatici per regolare l’utilizzo dell’energia e delle risorse idriche.
Crediti fotografici: Patrick Bingham-Hall