Il Museo, frutto di un concorso internazionale vinto dallo studio nel 2011, si configura come prima tappa del piano “Plateforme 10” che prevede la realizzazione, entro il 2021, di un nuovo quartiere dedicato all’arte per un totale di 25.000 metri quadrati. Accanto al nuovo museo, infatti, troveranno posto, all’interno di un edificio firmato da Francisco e Manuel Aires Mateus, il Musée de l’Elysèe e il Mudac, rispettivamente dedicati alla fotografia e al design e alle arti applicate contemporanee.
Il progetto prende le mosse a partire da una serie di capannoni di inizio Novecento delle Ferrovie federali svizzere, giudicate però dai progettisti inadatte a ospitare i nuovi spazi museali non solo dal punto di vista funzionale ma anche urbanistico e formale, in quanto percepite come barriera per lo sviluppo di quella parte di città.
La volontà dei due architetti, infatti, era da un lato quella di definire un nuovo spazio pubblico per la città, proseguendo la loro idea secondo la quale nelle città contemporanee il rapporto tra i suoi edifici e i suoi spazi pubblici sia più importante degli edifici stessi, dall’altro quella di preservare una relazione emotiva e simbolica con la storia del sito.
Per questo motivo, Fabrizio Barozzi e Alberto Veiga hanno deciso di demolire le antiche “halles”, a di conservarne solo una parte, la testata della navata centrale, chiaramente visibile sul prospetto rivolto verso i binari della ferrovia, che viene incastonata all’interno di un volume longitudinale. Il suo rivestimento, infatti, è estremamente semplice: completamente in mattoni, per evocare lo spirito industriale del luogo, la struttura si presenta con una facciata completamente liscia, rivolta verso i binari, e una scandita da “lame” verticali in mattoni che creano un interessante gioco di luci e ombre.
Crediti fotografici: Matthieu Gafsou