L’edificio, ufficialmente aperto al pubblico nell’estate 2019, ospita al suo interno una serie di servizi per i visitatori, uno spazio espositivo per mostre temporanee di 700 metri quadrati e un auditorium da circa 300 posti.
“La James Simon Galerie è sia un edificio sia un luogo” – ha raccontato David Chipperfield, fondatore dell’omonimo studio – “mentre la sua presenza può essere giustificata dalle funzioni e dai servizi di supporto al programma museale, il suo scopo è riorganizzare le relazioni urbane e l’accessibilità all’interno dell’Isola dei Musei. Il suo ruolo non è tanto definito dalla sua funzione ma piuttosto dalla sua responsabilità come edificio pubblico nel cuore della città”.
Insieme alla “passeggiata archeologica”, con il quale si collega al piano seminterrato con il Neues Museum, il Museo Altes e il Bode Museum, la James Simon Galerie rappresenta infatti il cuore del masterplan per l’Isola dei Musei realizzato nel 1999 e adottato come base per ogni ulteriore sviluppo.
“Il linguaggio architettonico dell’edificio adotta elementi già esistenti sull’Isola dei Musei, in particolare la sua architettura esterna, come la topografia, i colonnati e le scalinate fanno riferimento a Schinkel, Stüler e ad altri architetti coinvolti nella creazione di questo luogo” – ha racconto il team di architetti – “la materialità dell’edificio rivestito in pietra si fonde con la ricca palette materica dell’Isola, dalla pietra calcarea all’arenaria fino alle facciate intonacate, mentre il cemento liscio domina gli spazi interni”.
I materiali scelti per il progetto sono stati selezionati non solo per la loro capacità di relazionarsi con le preesistenze ma anche per durare nel tempo: l’edificio è stato realizzato in calcestruzzo prefabbricato con uno speciale aggregato di marmo locale e sabbiato a mano per garantire delle variazioni della superficie. I pavimenti sono in pietra calcarea o in rovere scuro mentre le ampie vetrate sono incorniciate da rivestimenti in cemento liscio e da infissi bronzei, materiale ripreso anche per i corrimani e per le maniglie delle porte.
Questo gioco materico, che si combina con le vedute degli edifici circostanti attraverso aperture strategiche incise nel cemento monolitico, esprime uno dei temi più cari a Chipperfield: il continuo rapporto tra passato e presente.
Dopo aver salito tre rampe di ampi gradini, incastonate tra il basamento allungato e il colonnato inferiore, i visitatori entrano nell’edificio al suo livello superiore: qui, un ampio foyer con una caffetteria aperta su un’ampia terrazza che percorre tutta la lunghezza dell’edificio offre un accesso diretto al piano espositivo principale del museo di Pergamo. Sotto, un mezzanino ospita uno shop, un grande guardaroba e servizi, mentre gli spazi espositivi e l’auditorium trovano posto al piano seminterrato.
L’edificio prende il nome da James Simons (1851-1932), uno tra i più importanti mecenati della città che lasciò in eredità le sue collezioni e alcuni reperti archeologici, tra i quali il Busto di Nefertiti, ai Musei di Stato di Berlino all’inizio del XX secolo.
Crediti fotografici: Ute Zscharnt