Il progetto abbina le
tecniche dell’agricoltura idroponica con un sistema di raccolta dati online, consentendo ad ogni
persona di prendere parte a una serra idroponica condivisa, per coltivare le proprie piante e
seguirne poi la crescita da remoto.
Con la sua visione radicale per il futuro dell’industria alimentare, Hortus rappresenta una tra le
maggiori attrazioni di FICO Eataly World, il parco tematico da 100.000 metri quadri a Bologna.
I visitatori che entrano nel padiglione circolare di Hortus - il quale rappresenta una delle sei “giostre
multimediali” di FICO - seguono un percorso immersivo che culmina in un vasto orto idroponico. È
qui che comincia l’azione: seguendo alcune semplici istruzioni, chiunque può piantare un seme
nella vasca idroponica e iniziare a seguire la crescita delle piante.
“In questo padiglione, muoversi nello spazio corrisponde a muoversi attraverso il tempo”, spiega
Carlo Ratti, fondatore di CRA e direttore del Senseable City Lab presso il Massachusetts Institute
of Technology (MIT): “Mentre cammini, puoi osservare i progressi della crescita delle piante: se
all’ingresso della serra si vedono soltanto gemi e germogli, pochi metri dopo quei ciuffi verdi sono
diventati piante ben sviluppate.”
Grazie a una serie di sensori che registrano lo stato di ciascuna ortaggio, ogni visitatore può
restare connesso con Hortus anche da remoto, grazie alla web app del padiglione. Dopo aver piantato un seme nella serra idroponica, è possibile
abbinare il proprio profilo personale a quello della pianta che si appresta a germogliare. Sempre attraverso la web app, il visitatore può tenere traccia delle condizioni biologiche della pianta e del
suo livello di crescita, anche condividendo ogni informazione sui social media.
Ad Hortus è possibile piantare semi di basilico, lattuga riccia, rucola selvatica e lattuga cappuccina.
Quando la pianta è finalmente matura, sarà raccolta per essere mangiata.
“Chiunque sia cresciuto in una fattoria conosce bene il sentimento con il quale, dopo aver piantato
un seme, ne si controlla ossessivamente i progressi ogni giorno. È in quei momenti che si va a
scoprire la magia della vita che si svela. Con questo progetto volevamo provare a rendere
quell’esperienza accessibile a tutti, anche a coloro che vivono in città”, aggiunge Ratti: “Ho più di
un dubbio sull’idea che queste tecniche di coltivazione possano mai arrivare a soddisfare i bisogni
alimentari delle nostre metropoli. Tuttavia, di sicuro ci permettono di riavvicinarci alla natura. Un
po’ come in quella vecchia poesia di Kurt Tucholsky, ”Das Ideal” - nella quale lo scrittore sogna di
una casa che da un lato si affacci sul centro di Berlino e dall’altro guardi le Alpi - possiamo
immaginare un futuro che sappia combinare al meglio natura e vita urbana”.