GIANT INTERACTIVE GROUP HEADQUARTERS -

Architettura - scultura paesaggistica si fondono insieme entro un piano zero desolato, oggetto solitario nel deserto urbano: il nuovo campus del Giant Interactive Group progettato da Thom Mayne, principale dello studio Morphosis, è un complesso lontano dalla città, che si erge in totale solitudine
Tetto ondulato verde, involucro trasparente e opaco, pelle cromata grigia - interrotta qua e là da pixel di color rosso e giallo - sono gli ingredienti di questo quartier generale dal design totale. Dal cucchiaio alla città, per riprendere l’epigrafe di Walter Gropius: il campus sembra essere progettato in ogni suo componente, dalla sagoma volumetrica agli interni rivestiti di feltro dell’auditorium.  
La coerenza di intenti investe ogni funzione dell’illimitato programma stabilito dal committente Shi Yuzhu al fine di tramutare la struttura terziaria in una macchina industriale del nuovo millennio. Una macchina civilizzata, un dispositivo pronto ad inglobare e restituire le infinite esigenze degli utenti impiegati dal Giant Group.  
Intrattenimento e aree lavorative occupano, rispettivamente, la porzione a ovest e quella ad est della sede centrale; uffici, sale riunioni, un auditorium, una biblioteca si alternano ad un leisure di carattere metropolitano che offre piscina, palestra, centro ricreativo, bar, ristorante, hotel. Tempo libero ed attività produttive definiscono la trama di questo contenitore ibrido, riverberano dalle forme amorfe e complesse della pelle vetrata e metallica. 
Adagiato su una superficie liquida, Il “Gigante” si accresce, raddoppia le sue dimensioni, duplica le sagome spezzate, sfaccettate, caleidoscopiche: sprofonda nello specchio d’acqua per poi riemergere come una formazione rocciosa. L’edificio diviene un minerale cavato e posato sul piano, dove artificiale e naturale si confondono all’interno dei profili della montagna metallica la cui cima accoglie una distesa quasi incontaminata. Il soprabito verde è idilliaco; manto collettivo, luogo pubblico, spazio ludico, il copricapo erboso è anche un dispositivo di illuminazione naturale e di contenimento energetico del complesso polifunzionale cinese. 
Il tetto, costellato di lucernari, offre infatti massa termica in grado di limitare il surriscaldamento interno, con la conseguente riduzione del fabbisogno di raffrescamento durante la stagione estiva e un controllo climatico costante. Il medesimo obiettivo di massimizzazione dell’efficienza energetica è perseguito dall’involucro a doppia pelle, “muro climatico” volto al mantenimento di una condizione ottimale del comfort interno per gli utenti. Espressività, tettonica, dinamicità controllata e distante, imponenza quasi ossimorica nella dimensione scelta e nel successivo tentativo di una sua negazione, sono i dettagli neanche troppo minuti di un progetto, per dirla alla Koolhaas, di taglia XL. 

Crediti fotografici: Iwan Baan, Roland Halbe
Nazione: CINA
Tipologia: MIXED USE
Progettista Architettonico: MORPHOSIS ARCHITECTS
Status: REALIZZATO
Inaugurazione: 2010