L’ANIMA
Ogni progetto per noi è l’incontro tra due anime, quella
del luogo e quella dell’uomo. Ogni progetto può avere in sé queste
due qualità o altrimenti occorre che il progetto le scopra e le faccia
emergere per propria lettura, scrittura e volontà.
A Varano de’ Melegari, con l’ing. Giampaolo Dallara e la sua famiglia,
intesa sia come affetti personali che come azienda, ci siamo trovati
in una situazione unica che occorreva solo rivelare attraverso
l’occasione del progetto sia in fase di concorso che nella sua realizzazione,
affinché esso stesso assumesse in primis la responsabilità
di raccontare i luoghi dell’anima di una storia rara ed esemplare
che crediamo appartenga a molti ambiti del nostro territorio
mediterraneo.
IL LOCUS
Il sito di progetto è costituito da un locus di una qualità
paesaggistica particolare e significativa. Abbiamo voluto ricercare
un dialogo con il luogo e non proporre rapporti artificiali di cesura
o contrapposizione o di “objet trouve” dentro un contesto
apparentemente normale. Occorre volgere lo sguardo, allontarsi
dal luogo, guardarlo da diversi punti di vista della sua “geografia”
per comprenderne ruolo e anima all’interno dell’equilibrio naturale
della natura che diventa paesaggio. Occorre proporre una dolce
metamorfosi fatta di azioni che si confrontano con le diverse
nature del territorio: contenere, ospitare, abitare, accogliere.
Il progetto si adagia su di un morbido declivio collinare
appenninico che si apre verso la vallata del torrente Ceno, mentre
alle sue spalle si staglia il profilo delle colline, con una “roccia”
in alto che si pone come una presenza che vigila e osserva.
L’ORIGINE
Gli elementi territoriali con cui ci si viene a confrontare
sono pertanto la superficie apparentemente orizzontale del lotto,
la sua ambigua “semplicità”, la presenza di un gelso, sentinella
verde in dialettica con la roccia, il profilo delle colline, il sistema
agricolo, la larga traccia del Ceno sul suolo ed i piccoli centri rurali
appenninici. Sono questi gli elementi contemplativi della
percezione del paesaggio. Sono a questi che il progetto si riferisce
ora in maniera intima, ora in maniera collettiva, ora rappresentativa
e funzionale, ora riconoscibile e semplice.
LA FILIERA DEL PENSIERO
Il progetto nasce nella stessa maniera
con cui il processo progettuale di Dallara viene messo in atto,
ovvero dall’aggregazione di fasi/elementi distinti ed affiancati tra
loro in equilibrio, spazialmente coerenti con la natura e l’uso degli
spazi stessi, i quali, assemblati, costituiscono il progetto nel suo
insieme. Un complesso che pone attenzione alla topografia del
luogo, al suo inserimento nel paesaggio, alla sua doppia percezione
(dall’esterno e dall’interno), e che ha la volontà di essere un luogo
di ricerca, di progetto, di incontro, di eccellenza... un edificio
veloce e lento, silenzioso e sonoro, tecnologico e poetico.
IL PAESAGGIO NEL PAESAGGIO
Abbiamo voluto disegnare il paesaggio
nel paesaggio, introducendo un nuovo spazio pubblico, un catalizzatore
di attività, in grado di ribaltare le modalità percettive
dell’area che sono, ad oggi, il movimento delle auto, la loro
velocità e l’intrattenimento. Abbiamo fondato l’edificio ad una
quota leggermente rialzata rispetto al livello della strada, creando
una prima topografia che ne definisce la separazione della strada
statale e l’Accademia. Un leggero piano inclinato che definisce
lo spazio di dialogo con il luogo, definendo una successione
di soglie tra il paesaggio naturale e il paesaggio minerale.
La trama territoriale ci ha fatto immaginare l’area come un cuneo
verde, in cui il movimento sinuoso del fiume disegna gli spazi
esterni ed allarga la sua visuale fino a coinvolgere, nella
composizione le aree limitrofe che ospitano la sede storica
dell’azienda Dallara.
APPARTENENZA
L’idea che abita il progetto è quella di creare
un edificio capace di conciliare quindi l’identità individuale delle
parti che concorrono a creare il tutto, con un senso di unitarietà
dell’insieme, un paesaggio nel paesaggio. L’edifico viene così ad
essere un elemento vivo e dinamico, capace di ridefinire il luogo
arricchendolo e ridefinendolo, in quanto dotato anche di una forte
iconicità, che lo fa essere un vero e proprio landmark minerale del
paesaggio, cosi come la roccia in alto nella collina a cui il progetto
volge lo sguardo: Quattro geometrie, Quattro forme, Quattro spazi,
Quattro funzioni creano il mondo unico di Dallara:
• I CONI/CERCHI territorio/paesaggio
• IL TRAPEZIO/LINEE sistema urbano/produttivo
• CORONA SEMICIRCOLARE territorio/paesaggio
• PARALLELEPIPEDO/LINEE sistema urbano/produttivo
L'IDEA DI PROGETTO
Dallara realizza le vetture da competizione
più veloci e sicure, attraverso la messa in atto di una filiera di
eccellenza che dalla progettazione arriva sino alla prototipazione,
curando ogni elemento della macchina, costituita da singoli
elementi che si assemblano sino a costituirne l’unità, che deve
essere performante e sicura.
Il progetto nasce nella stessa maniera ovvero dall’aggregazione
di elementi distinti nei propri ruoli e forme, affiancati tra loro
in equilibrio, interconnessi spazialmente e coerenti con la
natura e l’uso degli spazi stessi che ne costituiscono l’identità
funzionale e semantica dell’edificio nel suo insieme, che vuole
porre attenzione alla topografia del luogo, al suo inserimento nel
paesaggio, alla sua doppia percezione (dall’esterno e dall’interno),
per diventare un luogo di ricerca, progetto, incontro, eccellenza...
ora apparenendo veloce e lento, ora manifestandosi silenzioso
e sonoro, ora descrivendosi tecnologico e poetico.
Un progetto costituito di differenti funzioni, in corpi di fabbrica
diversi, che si costruisce attraverso un processo compositivo
che coinvolge i corpi stessi e gli spazi interstiziali, tematizzando
il sistema di circolazione e le connessioni (la macchina).
L’aspetto principale dell’edificio è costituito da una grande
semplicità compositiva, articolata attraverso figure geometriche
semplici (cerchi, porzioni di corona circolare, rettangoli),
che si compongono, immaginando gli spazi aperti fra i volumi
(in between) sia formalmente sia come dimensione nella stessa
maniera degli edifici veri e propri.
Questo criterio progettuale permette di non creare spazi
di risulta o di scarto, consentendo una elettiva compenetrazione
e connessione fra interno ed esterno.
La composizione planimetrica è dotata di un asse principale,
quello dei laboratori (il trapezio), accanto al quale giace
il parallelepipedo contenente l’auditorium, collocato in posizione
asimmetrica rispetto al peso degli altri volumi che compongono
il complesso; l’area espositiva è una figura semicircolare,
il cui raggio di curvatura sovrasta l’auditorium.
A sud, rispetto all’orientamento dell’area di intervento sono
collocati i tre coni destinati alle aule didattiche, di cui, quello
centrale coincide con l’atrio di ingresso al piano terra.
Il progetto, unisce questa idea di complesso di edifici ad una idea
di orizzontalità per strati (il piano verde inclinato, il nastro,
il coronamento).
L’aspetto compatto della composizione volumetrica, che aiuta a
delineare l’immagine all’intero complesso definendo il bordo del
lotto, lascia spazio a delle fessure che liberano viste prospettiche
di taglio verso l’interno. L’edificio va scoperto, vissuto, non si
rivela in maniera immediata, tutt’altro, vuole mantenere una sua
introversione che richiede il contatto, l’esigenza di “caderci”
dentro, viverlo.
Il concetto di velocità e flusso costante, tipico delle corse
automobilistiche vuole determinare la percezione dell’edificio
dall’esterno, coniugandosi con un fronte semicircolare capace
di includere il paesaggio e non escluderlo con un atto artificioso
e indipendente da esso. L’immagine si apre dalla strada attraverso
scorci visuali in successione che conferiscono un’idea di piani
orizzontali successivi.
i prospetti Il progetto cerca una propria caratterizzazione
artistica e formale nei prospetti, attraverso l’utilizzo di differenti
materiali, colori e trame dei volumi principali. Volendo esplicitare
questo processo, maggiormente leggibile nei prospetti
longitudinali, vediamo come la strategia estetica si spinga alla
ricerca di un dialogo territoriale.
Il prospetto sud dove si affaccia l’ingresso principale al nuovo
complesso didattico espositivo si compone di due pesi
compositivi.La contrapposizione di una forte trasparenza dei
volumi al piano terra, arretrati ad indicare la permeabilita` alla
quota di accesso, sovrastata dal pieno del volume metallico della
rampa espositiva, dei coni di ceramica ed alle spalle dal volume
longitudinale in cemento disegnato secondo un gioco di texture
sulla superficie. Il cemento lascia lo spazio alla trasparenza di
una grande vetrata solo nella parte centrale, costruendo una
cornice attorno all’involucro esterno dei laboratori.
La dualità tra opaco e trasparente, focalizza l’attenzione del
visitatore, portandolo ad individuare nel percorso della rampa
espositiva segnalato all’esterno, l’elemento caratterizzante che
disegna e rappresenta simbolicamente la facciata.
Il prospetto nord affianca alla valenza estetica quella funzionale;
l’idea di matericità fortemente evidenziata dall’involucro in
cemento che chiude tutta la facciata, lascia respiro all’uscita di
sicurezza localizzata al primo piano alla stessa quota della strada
+5.00, all’ingresso alla pedana elevatrice ed al basamento in
vetro-cemento.
Questa fascia trasparente, insieme ai lucernari in copertura
garantisce l’illuminazione naturale dei laboratori addossati al
perimetro nord dell’edificio.