Demolito il fabbricato storico, suscitando polemiche che superarono i confini del dibattito locale, il progetto di ricostruzione si è mosso in accordo con la Soprintendenza ai beni Architettonici di Parma, che aveva nel frattempo posto un vincolo all’intero ambito urbano, ritenuto di particolare pregio storico e testimoniale.
Nel nuovo edificio, dunque, doveva riverberare la storia del precedente complesso edilizio, pur declinata in un linguaggio contemporaneo e non influenzato da pericolose tentazioni formalistiche del “com’era dov’era”.
Esperienza piuttosto innovativa in Italia, dove spesso le Soprintendenze si limitano a imporre logiche di semplice ricostruzione stilistica, l’edificio, in accordo con i Funzionari, ha saputo conquistarsi una propria autonomia tipologica e linguistica e, soprattutto, grazie all’impregno e alla competenza dell’Impresa di Costruzioni, committente, l’edificio è nato con un intento “innovatore” anche sotto il profilo delle tecnologie costruttive e impiantistiche, tanto da guadagnarsi, primo edificio plurifamiliare in tutta la provincia di Parma a raggiungere tale risultato, la certificazione energetica di “casa Passiva” rilasciata da PHI ITA (Passive House Institute Italia).
La casa si compone di tre volumi, di altezza e dimensioni diverse, articolati intorno al corpo che contiene i collegamenti verticali. Slittamenti di piani, aggetti volumetrici in senso longitudinale, creano ampi spazi aperti, destinati a diventare, per la loro dimensione rilevante, veri e propri giardini pensili, dove il verde privato si integra con il parco pubblico prospiciente. Lungo le facciate corrono solai aggettanti che formano loggiati di preziosa riservatezza, funzionali a mitigare i raggi solari nella stagione estiva e a ridurre i consumi energetici. La soluzione dell’angolo prevede l’inserimento di un volume sospeso fra cielo e terra, che reinterpreta il corpo dell’antico impianto a torre dell’edificio Liberty preesistente. L’atrio di ingresso, infine, per caratteristiche dimensionali e posizione, diventerà uno spazio di mediazione tra la città e l’edificio, vera piazza coperta a disposizione dei cittadini e non solo dei proprietari degli appartamenti.
Inoltre, l’edificio anticipa gli standard che dal 2021 saranno richiesti a tutti gli edifici privati di nuova costruzione o oggetto di "pesanti" ristrutturazioni: si tratta, infatti, di un complesso Nzeb, sigla che indica l'approssimarsi allo zero del bilancio tra energia prodotta e consumata.
Crediti fotografici: Matteo Piazza, Marco Campanini.