Al suo interno offre tutti i principali servizi clinici e chirurgici: consultori ed ambulatoriali specialistici, una piastra con 16 sale operatorie, 27 letti di terapia intensiva, 230 letti per le acuzie, 40 letti di day surgery, reparto di radiologia, endoscopia, radioterapia e 25 postazioni per la dialisi.
La committenza è costituita da una Società di Assicurazioni, che ha in gestione l’ospedale, e dall’impresa costruttrice, proprietaria della struttura. Questa originale joint venture ha avuto una profonda influenza sulla concezione del progetto che ha mirato alla massima fluidità tra low e high technology nel rispetto del contesto culturale ed urbano di Tel Aviv.
Una delle principali sfide progettuali ha riguardato i collegamenti tra l’ospedale, il parco e la città. Il lotto, una pregevole striscia rettangolare di terreno, presenta vedute contrapposte: a sud-ovest si affaccia sul verde di Hayarkon Park, a nord-est lambisce Habarzel Street, che delimita il nuovo quartiere high-tech di Tel-Aviv. Il progetto adotta due strategie distinte: un blocco compatto per ottimizzare le vedute sul parco, un’articolazione monumentale di volumi per caratterizzare il fronte urbano verso la città.
La ‘firma’ di Zeidler è l’atrio vetrato pluripiano che collega i due passaggi e agisce da principale asse di distribuzione orizzontale e verticale: uno spazio che regala spettacolari vedute del parco con la chiara volontà di comunicare massima accoglienza e apertura verso l’esterno, secondo la logica del miglior healing environment.
Una seconda criticità progettuale ha riguardato la definizione del programma e della sua attuazione: quando si è deciso di realizzare Assuta, il cantiere era già avviato e le fondazioni già predisposte per un edificio ad uso uffici. La programmazione sanitaria ha quindi dovuto tener conto di un impalcato preesistente che ha inevitabilmente condizionato il risultato finale.
L’impianto planimetrico scelto satura così il lotto e ricava gli spazi pubblici, dedicati all’interfaccia tra ospedale e città, all’interno dei due percorsi trasversali di attraversamento. A est, un taglio obliquo segnala l’ingresso enfatizzato da una variazione materica e da un aggetto volumetrico che funziona da riparo e sollecita l’accesso nella piazza interna.
L’architettura si esprime con volumetrie e linguaggi materici diversi: un rivestimento in pietra chiara, alleggerito da aperture e pareti vetrate poggia su di un basamento massivo in pietra rosso scuro che ancora con forza l’edificio a terra. All’interno di questo blocco di quattro piani, si trovano le attività ambulatoriali e cliniche per i pazienti diurni (out-patients), il blocco operatorio, il day hospital e l’unità di terapia intensiva, ma all’occorrenza può essere utilizzato anche come bunker in caso di bombardamenti. Il volume sovrastante, più leggero, è occupato dalle degenze (in-patients), isolate da un piano tecnico generale che riduce la necessità di ingombri impiantistici in copertura, dove è stato possibile ricavare un tranquillo spazio verde per coloro che non possono recarsi ad Hayarkon Park.
Il rivestimento in pietra, la struttura portante e le murature dell’edificio basamentale in cemento costituiscono una significativa massa termica che riduce naturalmente l’impiego di impianti di raffrescamento meccanico. Gli impianti elettrici e meccanici sono sistemi ad alta prestazionalità, che vengono costantemente monitorati per assicurare la massima efficienza energetica ed una ridotta produzione di gas serra. La qualità interna dell’aria è garantita dalle certificazioni sui prodotti da costruzione e da rigorosi controlli sulle specifiche tecniche dei liquidi e gas medicali.
Crediti fotografici: Tom Arban