“Quando abbiamo iniziato a pensare al restyling dello stadio ci siamo ovviamente confrontati con realtà europee che si erano cimentate con obiettivi simili” ricorda Mauro Piantelli, architetto dello Studio De8 che ha seguito passo dopo passo lo sviluppo del progetto. Già dal 2015, quando si era messo mano alla tribuna centrale (ci torneremo poi) in modo estemporaneo, considerato che lo stadio era ancora di proprietà del Comune e non dell’Atalanta che lo acquisirà 2 anni dopo. “Ci aveva colpito il caso di Lione, non dal punto di vista architettonico perché si tratta comunque di un impianto nuovo, ma per il fatto che nell’operazione erano state coinvolte le eccellenze locali” prosegue Piantelli: “E allora cosa di meglio di un colosso mondiale come Italcementi, oggi Heidelberg Materials, che ha profonde radici nel tessuto sociale ed economico della Bergamasca? Dovevano essere della partita”.
A maggio 2019 veniva siglata l’intesa tra Italcementi tramite la controllata Calcestruzzi (da novembre 2023 diventata Heidelberg Materials) e l’Atalanta (proprietaria dello stadio) per la fornitura dl materiale necessario alla
(ri)costruzione dell’impianto. Significativa la sintesi di Luca Percassi, amministratore delegato della società nerazzurra, nell’occasione: “Secondo me il nostro rapporto andrà avanti tutta la vita”. Perché in questa storia c’è un prima, un durante e un dopo – per mutuare uno slogan della Nord – che si sviluppa in un modo assolutamente naturale.
L’Atalanta è nata nel 1907, gli impianti di Calusco d’Adda (BG) dove si produce il cemento pure. Ma nulla è rimasto fermo in tutto questo tempo, se la squadra negli ultimi anni ha scalato posizioni su posizioni fino a conquistare il tetto d’Europa (League) il 22 maggio 2024 a Dublino, la cementeria si è rinnovata persino prima: nel 2004 è stata completamente rimodernata, diventando uno degli impianti più performanti e sostenibili in Europa. Grazie al revamping, le avanzate performance produttive corrispondono a elevate performance ambientali, con livelli emissivi molto bassi e un ridotto consumo di materie prime, combustibili e risorse idriche.
Il cemento a Calusco d’Adda, il calcestruzzo negli impianti bergamaschi di Heidelberg Materials di Grassobbio prima e Calcinate poi, tutto praticamente a km zero. Un prodotto locale in una dimensione internazionale.
Questo stadio è qualcosa di più che un semplice impianto sportivo: “L’abbiamo sempre inteso come un intervento di ricucitura e valorizzazione urbana” spiega Piantelli. “Ma anche di ricucitura storica con un impianto che si avvia a celebrare il secolo di vita nella sua parte originaria”. Ovvero le due tribune, quella centrale nella sua integrità, quella di fronte (la Rinascimento) solo per la facciata visto che la copertura risale ai primi anni ’90 e le gradinate sono state rifatte completamente, la seconda volta nel 2020. E qui la storia torna a darsi la mano, perché era stata proprio Italcementi a fornire il materiale per la costruzione dello stadio nel 1928, lo si legge nell’articolo de L’Eco di Bergamo dell’epoca che racconta le fasi del collaudo della struttura, non facili perché c’era chi dubitava della tenuta dell’avveniristica copertura progettata dall’ingegner Luigi De Beni sulle ceneri dell’ex ippodromo di Borgo Santa Caterina. Una struttura “coperta con una soletta a nervature in beton armato avente lo sbalzo di 12 metri, una soluzione d’avanguardia che verrà citata ad esempio nei manuali di tecnica delle costruzioni, la più ardita e importante del genere esistente in Italia”. Con il responsabile del collaudo, il professor Salvatella del Politecnico di Milano che spende “parole d’elogio per le qualità superiori del cemento granito fabbricato dall’Italcementi e impiegato nella grandiosa opera”.
Tutto si tiene, insomma, perché il cemento è un denominatore comune di questa storia: “Lo stadio va concepito come un edificio storico nella sua parte originaria, andava semplicemente aggiornato anche in rapporto al quartiere prima e alla città poi. Ora non lo si percepisce più come qualcosa di isolato” aggiunge Piantelli. “Nel 1928, anno di costruzione, non era disponibile una letteratura di architettura sportiva, quindi il progettista trova spunti in quella civica e l’apparato decorativo è tutto in cemento, un elemento da sempre predominante nelle diverse fasi della storia di questo impianto: non è stato usato solo per le sue qualità strutturali, ma declinato in tante altre variazioni dal valore
estetico. C’è un forte rapporto non solo simbolico”, conclude il progettista.
E forte si conferma anche il rapporto con il territorio dal quale arriva materiale fondamentale per la costruzione di uno stadio completamente rinnovato e che ora guarda al futuro e all’Europa, come quell’Atalanta che il 19 settembre 2024 ha ospitato l’Arsenal nella prima partita della nuova Champions. Quella che ha svelato a livello internazionale il nuovo e moderno volto di un impianto “homemade” da 25mila posti, funzionale e completamente al coperto, un’anomalia in un Paese specializzato più in rendering che in cantieri sul versante degli impianti sportivi.