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Ultimato l'HKDI - Hong Kong Design Institute firmato CAAU

Sembrerebbe una concretizzazione delle visioni utopiche di Yona Friedman; certo la scala è più ridotta e l’edificio non si pone come ipotesi alternativa della città esistente, ma l’HKDI, ovvero l’Hong Kong Design Institute, ricalca una ricerca compositiva che sembra trovare le sue origini proprio negli episodi provocatori dell’architetto franco-ungherese. Il nuovo edificio universitario cinese, progettato dallo studio CAAU (Coldefy & Associates Architects), realizza i medesimi ideali urbani che erano sintetizzati nelle tavole schizzate dal visionario progettista e modifica profondamente il brano di metropoli in cui è inserito, quel distretto di Tiu Keng Leng noto per l’esuberanza della sua natura. Il complesso educativo si configura infatti come una grande piattaforma galleggiante, la cosiddetta “Sky city”, una sorta di città elevata che assorbe quella mixitè tipica del piano di campagna. Sorretta da enormi pilastri-edifici, la piastra sposta il tradizionale livello 0 ad una quota altra e libera il suolo, restituendolo alla collettività come spazio pubblico usufruibile, come parco urbano coperto. Un’operazione non così insolita se si passano in rassegna alcune architetture contemporanee: l’Horizontal Skycraper di Steven Holl, il Progetto Santander di Mario Cucinella, nuovi edifici che traducono con una logica estremamente attuale le esigenze reclamate dal territorio e che declinano le idee moderniste di una città sopraelevata su pilotis. Certo, a differenza dei progetti citati, l’HKDI sviluppa una tipologia assolutamente differente e, ad una classica struttura a ponte di un corpo poco profondo sorretto da piloni, sostituisce una vera e propria piattaforma polifunzionale, un sottile parallelepipedo appoggiato su cinque corpi edilizi rivestiti da un diagrid esterno in acciaio verniciato bianco. L’insieme di parti portanti e parti portate si tramuta in un complesso efficiente, in una macchina che distribuisce le aree accademiche nelle “legs of education”, cioè nei condomini scolastici, e le funzioni speciali entro la scatola fluttuante a 30 metri dal suolo. Sulla copertura di quest’ultima, si esplica ancora una volta la volontà di riconsegnare aree di carattere collettivo: il medesimo quantitativo - in termini di metri quadri- liberato a terra, viene riproposto alla sommità del contenitore rigido dove campi da tennis, calcetto, volley articolano la superficie piana dell’edificio da poco ultimato dall’atelier CAAU.