Motivi ornamentali astratti, pietre quadrate e rettangolari utilizzate come rivestimento di muri in cemento impenetrabili, spessi ed ermetici. Kengo Kuma attinge al catalogo del “decoro”, rivaluta un termine -contemporaneamente ingombrante- facendone un elemento distintivo del nuovo Museo e Centro Comunitario Kanayama in Giappone. Il ritmo dinamico e duplice dei pattern, la maglia frammentata dell’involucro sono dispositivi progettuali messi in atto a definizione di un edificio che affida tanto alla tipologia, quanto alla pelle articolata, il rapporto di stretta dipendenza con un sito archeologico radicato nella memoria dei cittadini di Ota. L’opera dell’architetto giapponese delinea una precisa strategia di connessione con le possenti volumetrie dell’antica fortezza quattrocentesca di Kanayama: le vestigia del passato trovano il loro equivalente nell’obliqua facciata a mosaico dell’addizione di Kengo Kuma, lettura contemporanea della storicità del luogo. Le lastre in pietra – materiale della celebre roccaforte – ritornano nel complesso culturale seguendo un articolato disegno di pieni e vuoti, in grado di acuire la sensazione di movimento dei prospetti così come il loro gioco di ombre caleidoscopiche. Il fitto intreccio dei pannelli è un tessuto sorretto da una sottostante struttura in lamiera di acciaio, uno schermo evocativo verso l’esterno, una relazione visiva con il paesaggio e i suoi oggetti. Il decoro, l’effetto di permeabilità della luce che si insinua negli spazi residuali, riverbera anche negli ambienti interni del fabbricato, formando una serie infinita di cellule tridimensionali in grado di incrementare la profondità dello spazio ed esaltare la ricchezza culturale del sito.