L’architettura si insinua in margini, porzioni residuali, in quei luoghi privi di funzione lasciati liberi dalla definizione infrastrutturale. L’intervallo tra un setto e l’altro di un vecchio cavalcavia, costruito per ospitare i binari ferroviari, diviene occasione di un progetto urbano in grado di sfruttare ogni centimetro disponibile: questi sono infatti letteralmente riempiti da un edificato che aderisce fisicamente agli appoggi ma che ne prende le distanze concettuali, marcando il rapporto tra vecchio e nuovo ed il carattere di quest’ultimo. Assecondando il ritmo inarrestabile del Banhviadukt di Zurigo e reinterpretandolo in chiave programmatica, l’Im Viadukt dello studio svizzero Em2n, capitanato da Mathias Muller e Daniel Niggli, è una mirabile prova di spazio pubblico, di intervento in una di quelle aree della città contemporanea che catalizzano l’attenzione di urbanisti e professionisti del settore. Al di sotto degli archi semicircolari, un fabbricato riqualifica infatti, senza utilizzo di ulteriore volumetria, un’area altrimenti dismessa ed inutilizzata, facendone un polo commerciale, una sorta di mercato coperto in grado di catalizzare una vasta clientela. Lo spazio tra i piloni in muratura, possenti sostegni alle cui reni sono impostate le volte, ospita così ristoranti, bar, negozi, librerie: tutte funzioni radunate ed unificate al di sotto di una copertura articolata di metallo color antracite interrotto da blob rotondi che fungono da lucernari. Da poco ultimato, Im Viadukt sì è già imposto, per la suggestiva collocazione e la soluzione compositiva raggiunta, come un fulcro vitale per il flusso pedonale della città di Zurigo, offrendo una zona mercantile inedita ed assolutamente dinamica al posto di una barriera fisica non facilmente valicabile.