Circondato da edifici caratterizzati dagli stili architettonici più svariati, tra un comparto gotico a sud, il simbolo del periodo brutalista ad est – la Netsch’s Regenstein Library-, il monumento di Henry Moore, le residenze universitarie di Logorreta a nord: la Joe and Rika Mansueto Library, da poco ultimata a Chicago, è parte di un puzzle urbano fortemente frammentato e discontinuo. L’assoluta eterogeneità ha suggerito ai progettisti, Murphy Jahn, di intervenire con la definizione di un’architettura ipogea: nessuna aggiunta di nuovi brani, nessun nuovo elemento a completamento del campus esistente. La biblioteca si insinua ad un livello più basso rispetto al piano di campagna, scava un incavo nel terreno: la scelta di collocare gli ambienti ad una quota inferiore non è dettata esclusivamente dalla volontà di astrarsi dal contesto, ma risponde alla necessità di mantenere temperatura ed umidità costanti e controllate. La biblioteca, illuminata grazie ad una cupola ellittica trasparente – unico corpo che ne denuncia la presenza all’esterno – conserva i volumi cartacei dell’Università di Chicago secondo parametri ottimali: la luce zenitale irrora le sale di lettura ed evita l’abbagliamento e il deterioramento dei libri, mentre il naturale controllo igrotermico conferisce un comfort ideale agli occupanti e alla salvaguardia delle pagine dei manoscritti. La Joe and Rika Mansueto Library si presenta come una “bolla”, appoggiata al suolo, di lastre di vetro altamente isolanti inserite in una griglia quadrata di profili di acciaio: l’edificio degli architetti americani preserva lo spazio pubblico e lo promuove come vuoto necessario tra architetture caratterizzate da un’estetica pressoché antitetica.