E’ un progetto del Ministero delle Infrastrutture per mettere sul mercato 20mila alloggi a prezzo calmierato.
L'impegno di spesa si aggira intorno ai 400 milioni di euro: 150 milioni di investimento pubblico per quello che riguarda il sostegno degli affitti e 240-250 milioni di vantaggi fiscali per coloro che intervengono su alloggi che già esistono e sono invenduti. L'ipotesi di housing sociale intende riqualificare pezzi di città e il piano casa si rivolgerà poi alle «categorie sociali che hanno caratteristiche di fragilità». La sinergia tra pubblico e privato è obbligatoria perché l'Italia ha risorse insufficienti se non vengono legate a fondi privati. Al centro dell'idea - messa a punto anche in collaborazione con i costruttori dell'Ance - c'è la riconversione all'housing sociale degli immobili dati in pegno alle banche come garanzia. Cassa depositi e prestiti offre il suo veicolo finanziario costituito dal fondo immobiliare Fia. Per gestire l'operazione verrebbe creato un fondo immobiliare ad hoc in cui Cdp Investimenti Sgr è anche disposta a coinvestire con quota maggioritaria fino all'80% mentre il restante 20% può arrivare dalla banca oppure da altro investitore privato. Gli immobili verrebbero riconvertiti all'housing assegnandoli in affitto o in vendita o con altre forme intermedie (acquisto con riscatto, con obbligo di futuro acquisto, ecc). Il progetto si rivolge prioritariamente agli immobili di proprietà dell'impresa ancora in attesa di un compratore, o anche immobili che la banca ha acquisito dal creditore insolvente. L'ambito teorico di applicazione è vastissimo. L'Abi conferma che il patrimonio oggetto di sofferenze bancarie ha un valore di almeno 50 miliardi di euro.
La proposta di piano casa che il ministero delle infrastrutture «ha sollecitato attraverso un rapporto con noi, con l'Abi e con tutti gli operatori dell'edilizia è una proposta concreta: le case non vendute possono essere riconvertite», ha detto il presidente dell'Ance Paolo Buzzetti. «Manca da 30 anni un piano di edilizia economica e popolare, mentre il problema della casa aumenta a causa della crisi, le famiglie si sono impoverite, ci sono più anziani e i giovani non hanno reddito e fanno difficoltà a trovare casa», ha detto ancora il presidente dell'Ance, osservando che «il famoso piano di housing sociale non è mai partito e non è mai stato pensato - ha aggiunto - i tentativi fatti non sono riusciti. Che cosa dobbiamo fare allora? Bisogna ripensare come intervenire nelle nostre periferie bloccando il consumo di suolo, ma favorendo quegli strumenti che ancora non ci sono per fare intervenire sull'esistente e riqualificare sia aree dismesse che cose esistenti che possono essere trasformate e renderle quindi accessibili alle fasce più deboli» (fonte Edilizia e territorio, Sole24Ore).