Si è conclusa un’edizione speciale di REbuild, un evento che, ancora una volta, ha saputo evolversi nel layout, nel programma, nell’organizzazione degli spazi, dei convegni, dei workshop, dei contenuti. E, soprattutto, nell’obiettivo di elaborare una guida concreta per l’evoluzione del Real Estate italiano, gettando le basi per un ‘Manifesto’ delle costruzioni da condividere con tutti gli attori delle filiere, gli stakeholder del comparto e i policy maker.
Sono 4 i pilastri su cui si reggeranno i punti del Manifesto, pensato come proposta di una visione strategica condivisa che accompagni il settore verso modelli più sostenibili, innovativi e inclusivi.
Transizioni integrate
Anzitutto, la necessità di dare alla transizione una declinazione al plurale: essa è economica, energetica, sociale, demografica, sostenibile e molto altro, allo stesso tempo. È necessario mettere in relazione le diverse transizioni e farle procedere su un unico binario. Come è emerso nei confronti tra i partecipanti, ci sono territori che hanno priorità diverse e lontane dal tema dell’efficientamento energetico e da considerazioni puramente ambientali: ad esempio, le comunità che soffrono l’indebolimento demografico e lo spopolamento, reclamano uno sviluppo che deve tenere in considerazione anche i temi della sostenibilità, ma necessitano di un’idea di futuro che non può prescindere dalle peculiarità del luogo. Il tema è dunque considerare la priorità, nelle diverse transizioni, e costruire un’idea di sviluppo che faccia proprio il percorso che della transizione fa un valore e non un disvalore.
Produttività per l’inclusione abitativa
In secondo luogo, il processo di ammodernamento dell’ambiente costruito non può più essere affidato a generiche parole d’ordine oppure a rinvii a bonus e altri sussidi. Il tema della produttività delle costruzioni va riconsiderato non tanto e non solo per una istanza di crescita economica e di sicuro profitto per le imprese. Questo passaggio va ripensato come strumento per democratizzare l’accesso al bene primario della casa, per sostanziare il diritto alla casa soprattutto a favore di alcune fasce di popolazione che presentano fragilità di vario genere. Case che siano, nel loro valore di mercato, commisurate alle possibilità che gli italiani oggi hanno nel loro budget. La produttività è un modo con cui si riesce a democratizzare e rendere accessibile la casa, e lavorare su questo fronte diventa un tema ineludibile, come si fa in altri Paesi.
IA come leva di cambiamento
Terzo pilastro: l’IA. Tema ‘disruptive’ della nostra epoca, l’intelligenza artificiale per molti operatori è fonte di preoccupazione. Negli incontri dedicati, però, la questione è stata ribaltata, indagando su cosa potrebbe davvero mettere in gioco l’IA nel futuro dell’ambiente costruito. Ciò che è emerso con forza è il concetto che l’IA potrebbe anzitutto diventare uno strumento eccezionalmente utile e adatto per snellire e velocizzare il quadro burocratico complesso che circonda, ingabbia e rallenta lo sviluppo del settore. Restituendo efficienza ed efficacia dei processi: sgombrato il campo da gran parte delle incombenze formali che non generano valore, gli attori della filiera potranno tornare a pensare alla progettazione in tutte le sue dimensioni, dalla realizzazione di buoni progetti – decarbonizzati, accessibili, sani e duraturi -, alla gestione intelligente del patrimonio costruito, capace di declinare le transizioni.
Valutazione sociale
Quarto, il tema degli ESG, con particolare riferimento alle modalità di valutazione della dimensione Sociale. Una dimensione su cui non si è lavorato adeguatamente, ma che è sempre più centrale nel dibattito pubblico, tra gli addetti ai lavori e sui tavoli della politica.
Unanime, dunque, il richiamo al concetto e alle declinazioni della transizione, che è elemento costitutivo, e non accessorio, dello sviluppo del comparto. Uno sviluppo che nella produttività deve trovare un propulsore per la generazione di valore e di accesso ai diritti fondamentali.