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23 novembre 2017

Presentata la 41a edizione di MCE - Mostra Convegno Expocomfort

Si svolgerà a Milano, dal 13 al 16 marzo 2018 la 41esima edizione di MCE - Mostra Convegno Expocomfort, la manifestazione internazionale per il comfort abitativo.
Oltre 1.500 aziende iscritte, 50 paesi esteri rappresentati (il 43% delle aziende presenti); questi i primi numeri di MCE 2018 che testimoniano l’importanza assunta dall’eccellenza dell’industria italiana del settore idrotermosanitario, il cui valore di fatturato in Italia nell’anno è stato di 10,6 miliardi di euro. Secondo i dati forniti da Anima (Confindustria Meccanica Varia), le tecnologie italiane dedicate al comfort e all’efficienza energetica continuano a registrare indicatori positivi: rispetto all’anno 2016, il preconsuntivo del 2017 della produzione registra un +3,6%. Le stime per il 2018 prevedono ancora una crescita potenziale del +2,2%. Continua il traino delle esportazioni che registrano un +1,2%, mantenendo un trend positivo anche per il 2018 con un possibile +2,9%. Primi segnali di miglioramento anche dall’occupazione che dovrebbe passare da +0,1% del 2017 a +0,3% del 2018. 
“I dati forniti da Anima confermano il riscontro degli investimenti di un comparto che da sempre investe in ricerca e innovazione.” – conferma Massimiliano Pierini, Managing Director di Reed Exhibitions Italia – E’ un segnale positivo che grazie soprattutto a un’eccellenza industriale molto apprezzata all’estero, trova riscontro nelle presenze ai padiglioni di MCE 2018, dove abbiamo aree al completo. Dalla componentistica alla tecnica sanitaria, dal trattamento acqua alla climatizzazione alle rinnovabili, tutti i comparti industriali sono in forte evoluzione e trovano da oltre cinquant'anni in MCE un’occasione per nuove relazioni di business. I dati presentati dal Politecnico di Milano confermano poi come le tecnologie tradizionali per l’efficienza energetica siano mature e come la loro diffusione possa essere ostacolata essenzialmente da barriere culturali e da tempi elevati di ritorno degli investimenti. Mentre le tecnologie “digitali” (applicazioni IT al servizio dell’energy management) si trovano oggi in una fase di commercializzazione e si presume che raggiungeranno in breve tempo la maturità di mercato." 
Un settore parallelo è quello delle biomasse, con una potenza complessiva installata in Italia di oltre 280 MW e un impiego di quasi 3 milioni di tonnellate annue di biomassa, da quest’anno ha un suo spazio all’interno di MCE: il BIE, Biomass Innovation Expo. E’ stato presentato un approfondimento sui generatori alimentati a biomasse (stufe a pellet e analoghe soluzioni) per la produzione di calore in ambito residenziale, focalizzando l’attenzione sulle tecnologie disponibili, i benefici conseguibili da una loro adozione e una stima delle loro diffusione attuale e delle potenzialità di mercato italiano. I principali consumatori di questo tipo di biomassa nel nostro Paese sono i privati, per soddisfare il proprio fabbisogno di energia termica per il riscaldamento domestico (caldaie e stufe). 
Uno studio realizzato dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano evidenzia come nel nostro Paese al 2017 risultino installate 11 milioni di stufe, camini e caldaie domestiche a legna e pelle, con un investimento previsto a fine 2017 di 240 milioni di Euro. Lo studio del Politecnico analizza anche gli scenari futuri: uno “as-is”, in cui la diffusione delle tecnologie per lo sfruttamento delle biomasse segue il trend dell’ultimo periodo, con una crescita influenzata soprattutto dalla variabilità del prezzo della materia prima e dei combustibili concorrenti e dall’ancora limitata conoscenza da parte dei clienti degli strumenti di incentivazione; il secondo “ottimistico”, in cui si immagina un aumento del volume di affari dettato dal rafforzamento della filiera biomasse legnose-energia, dalla diffusione delle certificazioni di qualità della materia prima e il rafforzamento dei meccanismi di incentivazione. 
Gli investimenti nello scenario “as-is” partono dai 240 milioni di Euro del 2017 per arrivare ai 300 milioni di Euro del 2020, facendo registrare un tasso di crescita annua composto pari al 8% e un ammontare totale nel quadriennio 2017-2020 che si attesta su 1 miliardo di Euro. Anche gli investimenti nello scenario “ottimistico” partono dai 240 milioni di Euro del 2017, ma arrivano ai 550 milioni di Euro del 2020, facendo così registrare un tasso di crescita annua composto pari al 32% e un ammontare totale che si attesta su 1,5 miliardi di Euro. 
Il mercato più redditizio al 2020 è riconducibile al quello delle stufe a pellet (92%), seguito da caldaie a pellet e caldaie a cippato che ricoprono rispettivamente il 5% e il 3% del totale. Si tratta inoltre di un mercato profondamente legato alla sostituzione per obsolescenza degli impianti: la sostituzione di vecchi impianti in ogni segmento di mercato è infatti responsabile per il 90-95 % del corrispondente volume di affari. Le valutazioni economiche hanno consentito di identificare le applicazioni residenziali di piccola-media taglia, nello specifico stufe a pellet e caldaie a pellet, come le soluzioni maggiormente competitive, grazie anche al confronto tra i due meccanismi di incentivazione alternativi disponibili (Detrazioni Fiscali e Conto Termico). 
Nonostante il processo produttivo dei pellet sia meno sostenibile di altre biomasse legnose, come ad esempio i tronchi e il cippato, il loro mercato è in crescita esponenziale dovuto alla comodità di gestione, in termini di maggiore facilità di stoccaggio, movimentazione e alimentazione automatica degli impianti, ma sostanzialmente alla maggiore convenienza economica rispetto ai combustibili fossili. Inoltre, la granulometria uniforme dei pellet favorisce un migliore controllo dell’aria di combustione e quindi una riduzione delle emissioni di materiale particolato, rispetto a quelle dovute alla combustione della legna spaccata e del cippato. 
“Tuttavia la convenienza dell’investimento dipende fortemente dalla zona climatica di riferimento: ne risultano favorite in particolare le regioni del Nord Italia, caratterizzate dal più alto numero di ore di funzionamento degli impianti di riscaldamento. – afferma il Prof. Federico Frattini, curatore dello studio – È in questo contesto che possono essere raggiunti tempi di ritorno dell’investimento intorno ai due anni. Altro aspetto che merita di essere sottolineato è la diversa convenienza dei meccanismi di incentivazione disponibili: le detrazioni fiscali risultano essere maggiormente convenienti nelle zone climatiche del Sud Italia, mentre nelle restanti zone climatiche è il Conto Termico che consente di raggiungere economics migliori.”
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