NOTIZIE

31 maggio 2018

MARGHERA CITY OF MAKING, i vincitori del concorso

Premiati i quattro progetti vincitori del concorso per gli spazi del lavoro tra Mestre e Marghera.
La prima zona industriale di Marghera trasformata in Fabbrica della Biennale; la bonifica dei suoli inquinati di Marghera come leva per attivare nuove produzioni manifatturiere ad alto contenuto digitale basate sui bioprodotti; le aree abbandonate a ridosso della Stazione ferroviaria di Mestre convertite in spazi collettivi con attrezzature condivise per la produzione e la ricreazione, l’istruzione e l’abitare; il recupero e la messa in comune degli spazi produttivi sia pubblici che privati: sono queste le visioni di un possibile futuro degli spazi industriali fra Mestre e Marghera disegnate dai quattro progetti vincitori del concorso “Marghera City of Making”, premiati al termine della cerimonia di apertura del padiglione Venezia alla XVI Biennale di Architettura di Venezia.  

Il concorso chiedeva di riprogettare gli spazi del lavoro nel territorio di mezzo tra Mestre e Porto Marghera rispondendo a tre domande: quali sono le forme che il lavoro è destinato ad assumere? quali i rapporti con lo spazio e i luoghi? quali le relazioni con e tra i lavoratori? Ciascun progetto doveva essere raccontato attraverso un video di 5 minuti, che oggi è possibile vedere nel padiglione Venezia.

Al concorso, organizzato dall’Università Iuav di Venezia con l’Università di Udine e lanciato lo scorso febbraio nell’ambito delle celebrazioni per il Centenario di Porto Marghera, sono state invitate a partecipare alcune tra le più prestigiose scuole di architettura d’Europa e del mondo: Escola Tècnica Superior d'Arquitectura de Barcelona, Katholieke Universiteit Leuven, Oslo School of Architecture and Design, Parsons The New school New York, Technische Universiteit Delft, Universidad Católica de Chile, Universidade de São Paulo Brasil, Université libre de Bruxelles. I quattro progetti vincitori sono stati selezionali da una giuria internazionale composta da Paola Viganò (EPFL-Iuav), Marco Bertozzi (Iuav), Luca Battistella (Comune di Venezia), Nans Veron (Columbia University N.Y.), Thomas Chung (Chinese University Hong Kong), Juan Manuel Palerm Salazar (Università Las Palmas de Gran Canaria), Piotr Barbarevich (Università di Udine), Marco Ferrari (Iuav), Maria Chiara Tosi (Iuav). Durante la giornata di inaugurazione del padiglione Venezia i video dei progetti premiati sono stati illustrati alla presenza del Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, del Sindaco Luigi Brugnaro e dell’Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Veneto Roberto Marcato, i quali hanno dimostrato interesse nei confronti dell’apertura e dell’articolazione delle proposte presentate. 

I PROGETTI VINCITORI 

LA FABBRICA DELLA BIENNALE (AHO Oslo), propone di trasformare la prima zona industriale di Marghera in un distretto culturale, produttivo e manifatturiero attivato dalla Biennale. Quest’ultima, con i suoi investimenti in servizi e produzioni concentra in laguna un’ecologia complessa che coinvolge un numero crescente di persone (curatori, artisti, artigiani, educatori, ricercatori, visitatori) e di attrezzature, mobilitando il migliore artigianato e tecnologie disperse sul territorio, una fabbrica decentrata “invisibile”. L’ipotesi del progetto è di concentrare tutte queste attività nella prima zona industriale di Marghera, lasciando a Venezia la parte espositiva della Biennale. 

NFRASTRUCTURAL ECOLOGIES (TU Delft), mette al centro la bonifica e la fitodepurazione dei suoli inquinati di Marghera come leva per attivare nuove produzioni manufatturiere basate sui bio-prodotti. Un sistema circolare che attraverso la piantumazione di specifiche piante (senape indiana, pioppo bianco e girasoli) su estese superfici e la biomassa raccolta e opportunamente trattata, fornisce materiali grezzi quali bio-plastiche, ceneri, vetro e fibre che possono alimentare nuove produzioni manifatturiere ad alto contenuto digitale. I cicli produttivi proposti seguono un modello semplice di stadi interconnessi: raccolta/input dei materiali - trattamento - manifattura – distribuzione degli output e ritorno alla raccolta. Il progetto segnala il passaggio a una nuova era, ad un'ecologia infrastrutturale del futuro.  

ECOLOGIES OF SHARING (KU Leuven), attraverso il riuso degli spazi abbandonati, scarsamente o parzialmente utilizzati propone una nuova geografia di spazi collettivi, attrezzature condivise per la manifattura, la produzione, l’istruzione e l’abitare. L’ambito indagato è l’area a ridosso della stazione ferroviaria di Mestre, dove gli edifici vuoti diventano centri di comunità, fulcri per l’apprendimento condiviso, laboratori manifatturieri collettivi, spazi dove disporre di attrezzature comuni. Le residenze sottoutilizzate e gli edifici turistici stagionali vengono convertiti in centri di co-living per le diverse esigenze temporali di soggiorno. I parcheggi ospitano una molteplicità di eventi, così come la stazione e le fermate dell’autobus si trasformano in spazi sociali condivisi in cui produzione e ricreazione convivono. 

INTERSTICES (ULB Bruxelles), propone di considerare tre dimensioni della produzione, consecutive e interpenetrabli. La produzione domestica che avviene nello spazio privato e viene reso pubblico. In questo senso, garage, giardini, cucine e uffici vengono considerati luoghi di grande intensità produttiva, ma che oggi rimangono confinati e hanno poche possibilità di essere resi visibili. I servizi legati alla trasformazione della materia prima, che possono essere condivisi e messi al servizio di una produzione eterogenea e frammentata. Il recupero di materiali industriali e l'instaurazione di servizi produttivi comuni consentiranno di considerare il territorio come una realtà attiva che può estendere la sua area di influenza oltre i propri limiti fisici. Infine, la creazione di un mercato in grado di rendere pubbliche queste produzioni costituisce un'opportunità per definire una rete isotropa di persone, prodotti e territori.