Cancellare gli uffici e disegnare spazi nuovi «per il lavoro condiviso, ibrido, informale».
La rivoluzione degli spazi riguarda migliaia di persone al Politecnico, fra docenti, personale e ricercatori e ora il via ai lavori dopo la mappatura dei dieci dipartimenti. “Nel piano per i prossimi sei anni lavoriamo su due tavoli: gli spazi di lavoro e quelli per gli studenti, che oggi sono 48 mila - Applichiamo nuovi modelli spaziali, ne faremo anche una manualistica, perché le modalità di lavoro sono cambiate . E la nuova regola non è costruire edifici ma utilizzare meglio gli spazi che abbiamo” afferma Emilio Faroldi, prorettore vicario con la delega allo sviluppo dei campus “Sarà un cambiamento drastico per chi è abituato al tradizionale ufficio, mentre un dottorando che sta qui tre anni coglierà il vantaggio di condividere spazi e confrontarsi con saperi diversi».
L’obiettivo è comunque recuperare postazioni di lavoro, studio, ricerca. Al Poli contano di aggiungere quest’anno 500 postazioni. «Le realizzeremo dove fino a ieri non era pensabile. Stiamo mappando tutti gli spazi interstiziali e anche quelli esterni e sono previste anche strutture temporanee”.
Una linea progettuale che verrà adottata anche per le strutture in costruzione o in fase di progettazione a Città Studi. «Stiamo ultimando il piano di sviluppo avviato nel 2017, mentre avanza il campus Bovisa con il progetto di Renzo Piano sull’area della Goccia che abbiamo presentato in novembre», spiega Faroldi.
Nella sede storica è aperto il cantiere per una nuova sede del dipartimento di Chimica in via Bassini, «è il più grande, 20mila metri quadrati, opera da 60 milioni, sarà inaugurato nel 2024» ed è in programma anche la pedonalizzazione della via Pascal, «una strada semipubblica vicino al dipartimento, è un parcheggio per 180 auto, diventerà un parco lineare».
E sempre nel campus Leonardo verrà realizzata la Domus politecnica, edificio su due livelli «da un’idea dell’architetto portoghese Eduardo Souto de Moura, al piano inferiore spazi per attività ricreative degli studenti, quello superiore sarà destinato ai docenti».
Restano aperti altri progetti. «Due sogni, su cui stiamo mettendo mattoni, abbiamo una serie di incontri con il Comune», dice Faroldi. Il primo è l’ingresso ad Architettura da via Ampère passando dal parco della piscina Ponzio, «sospeso dopo le proteste di residenti e comitati». L’altro è pedonalizzare via Bonardi, un intervento previsto anche nel progetto ideato da Renzo Piano per la sede di Architettura.
«Così si supererebbe la separazione fra i campus di Architettura e Ingegneria, mentre adesso il passaggio è possibile soltanto attraverso un piccolo tunnel. Al primo piano dell’edificio Naveda alcuni mesi si è insediata la Fondazione di Renzo Piano con i suoi archivi che occupano. Lì l’architetto, alumnus del Politecnico e da quest’anno anche nostro professore, adesso tiene le sue lezioni”.
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