Il volume racconta le architetture realizzate dallo studio TAMassociati per Emergency ed espone le ragioni,
i contesti e i processi che hanno portato al loro compimento: dal confronto con le condizioni geografiche e sociopolitiche
alle scelte progettuali; dalla difficoltà di avviare un cantiere utilizzando il più possibile le risorse locali, fino alla
necessità di prendere decisioni dalle quali dipende un pezzo di futuro di terre provate da guerre e povertà.
Il libro prende così la forma del diario di un viaggio che parte dall’Africa e tocca tre continenti, con narrazioni
e testimonianze che rileggono, a posteriori, gli appunti delle tante trasferte che ogni incarico ha comportato.
Alla narrazione strutturata per tappe segue, nella seconda parte del volume, un manuale umanistico che mette a
sistema “tracce” e principi progettuali proponendo un nuovo ordine di lettura e tentando di definire le linee guida
comuni a tutti gli ospedali presentati: un aspetto umano e ludico dell’architettura, che renda gli spazi più vicini a chi li
abita; l’introduzione del colore negli interni, un dettaglio che scalda gli ambienti e li rende meno asettici; il verde come
elemento indispensabile, capace di creare oasi di pace che difendano dall’arsura del deserto.
La funzione educativa del cantiere e l’uso di materiali e tecniche disponibili in loco sono condizioni inscindibili dalla
buona riuscita di ogni progetto, affinché esso sia in grado di indicare la strada per un futuro migliore, che non sia solo
un’illusione di passaggio.
L’architettura diviene quindi mezzo “comunicante” per costruire una “visione” del mondo, in cui la possibilità di esercitare
i propri diritti costituisce la ragione prima del progetto, inteso come percorso collettivo in cui condividere le proprie
competenze tecniche, la propria sensibilità estetica, le proprie capacità inventive, ma anche il proprio coinvolgimento
emozionale.
Nel volume, il racconto delle parole, la storia di un’architettura che si crea e si costruisce con la gente, in
un dialogo continuo tra obiettivi e risorse locali, s’intreccia a quella delle immagini: non fotografie asettiche
e disabitate ma scatti che ricoprono diversi livelli narrativi.