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30 aprile 2014

LEGNO PREFABBRICATO "TAYLOR MADE" Controllo igrometrico e tenuta all'aria dell'involucro

Come noto, il controllo dell’umidità nei locali abitati è indispensabile per garantire:
- agibilità degli ambienti: in un ambiente devono essere garantite condizioni termoigrometriche ben definite e occorre perciò prevenire apporti incontrollati di umidità. Materiali da costruzione umidi possono favorire la proliferazione di funghi e di batteri, oltre che la produzione di sostanze maleodoranti (inoltre, mentre edifici realizzati con le tradizionali tecnologie a umido contengono ancora un elevato quantitativo di acqua di costruzione a completamento dei lavori, l’impiego di elementi in legno assemblati a secco diminuisce drasticamente i tempi tra la fine lavori e l’effettiva abitabilità degli edifici);
- efficace coibentazione termica: un’elevata umidità e/o la formazione di condensa all’interno delle chiusure accresce il fabbisogno energetico per il riscaldamento di un edificio, dal momento che si riduce la resistenza termica complessiva della parete esterna; 
- durabilità: per preservare in buone condizioni di funzionamento una costruzione è fondamentale contenere gli effetti incontrollati dell’umidità. Le formazioni di condensa, superficiale ed interstiziale, sono tra le maggiori cause di degrado dei componenti edilizi. 
Il legno è un materiale in grado di assorbire e cedere una certa quantità di vapore acqueo e dunque di scambiare umidità con l’ambiente che lo circonda (fungendo, entro certi limiti, da volano igrometrico). Esso è poco sensibile alle variazioni di umidità con frequenza elevata (giornaliera), mentre più significativi sono gli effetti delle variazioni a bassa frequenza (mensili e stagionali), sia a livello dimensionale, sia per quanto concerne le proprietà chimico-fisiche. Sebbene il legno necessiti di un minimo livello di umidità (in particolare nel caso di elementi a vista), esso va tuttavia protetto dagli eccessi: la formazione di condensa in soluzioni di chiusura può comportare, ad esempio, la riduzione della resistenza termica e dell’efficacia dello strato di coibentazione, oltre che creare condizioni potenzialmente critiche e favorevoli al degrado degli elementi lignei stessi. 
Il pericolo maggiore per il degrado di elementi lignei è legato all’umidità che può essere alimentata da acqua piovana o da condensato, oppure da elevati valori di umidità relativa dell’aria negli ambienti in cui gli elementi sono installati. Il primo caso può derivare dall’esposizione alle acque meteoriche o dal formarsi di condensa che il sistema non riesce a smaltire. Un classico esempio nelle costruzioni miste in legno, calcestruzzo e laterizio è quello delle testate di travi in legno alloggiate all’interno di murature che fungono da sistemi di adduzione di umidità. La buona tecnica in questo caso impone che nell’intorno di ciascuna testata venga creato uno spazio ventilato in cui l’umidità possa mantenersi a valori compatibili con le condizioni di corretto esercizio per il legno (posto comunque in opera trattato con un idoneo preservante), senza che lo stesso venga a diretto contatto con gli elementi in laterizio o calcestruzzo della muratura. Se non correttamente realizzati, i sistemi di protezione dalle acque meteoriche degli elementi lignei possono essi stessi generare problemi. In genere vanno evitate le soluzioni di continuità delle barriere protettive ed il contatto diretto tra rivestimento e legno protetto. Tale contatto può infatti costituire una zona preferenziale per il formarsi di condensa (in caso di rivestimenti metallici) o una via di accesso per diffusione (ad esempio con pannelli di rivestimento in legno o perlinature), con tutte le conseguenze negative del caso. 
Al fine di evitare problemi di condensazione interstiziale è indispensabile che l’involucro sia in grado di garantire una buona tenuta all’aria e al vento. Infatti, in una struttura non ermetica, le correnti d’aria umida passanti attraverso pareti, solai e coperture possono generare quantità di condensa considerevolmente maggiore rispetto a quelle che si potrebbero creare ad opera della sola diffusione di vapore . Una efficace tenuta all’aria di una chiusura esterna si può garantire realizzando due strati ermetici al passaggio d’aria: uno strato interno di tenuta all’aria (e/o freno al vapore) e uno strato esterno di barriera al vento (ad esempio realizzabile con un telo impermeabile ad alta traspirabilità). In mancanza di tale requisito è possibile la formazione di condensato nel pacchetto di chiusura, con conseguente riduzione del potere coibentante che si può riflettere anche in un abbassamento della temperatura superficiale interna della chiusura. 

da Modulo 388