Gli elementi in legno lamellare possono essere considerati come veri e propri prodotti industriali, ottenuti selezionando qualitativamente parti di legname che vengono successivamente ricomposte in sezioni e forme volute, superando i limiti naturali propri del legno massiccio (limiti dimensionali e di curvatura dei manufatti, disomogeneità del materiale, difetti locali, etc.). Le caratteristiche proprie della struttura cellulare del legno non vengono alterate dal processo di produzione del legno lamellare che, al contrario, ne esalta e migliora le prestazioni meccaniche, trovando la sua massima espressione nella realizzazione di strutture di grandi dimensioni con grandi luci libere. Grazie al particolare procedimento produttivo, il legno lamellare può raggiungere una capacità di carico fino all’80% superiore rispetto al legno massiccio: l’ottimo rapporto tra peso e capacità portante permettono la realizzazione senza difficoltà di strutture con campate aventi luci sino a 50 metri. Di fatto, gli elementi strutturali in legno lamellare offrono grande libertà di forma e dimensioni, e ciò è dovuto anche alla possibilità di “modellare” gli elementi con raggi di curvatura intorno ai cinque metri per la normale lavorazione. In quest’ambito la conoscenza della risposta del materiale ai diversi stati di sollecitazione e alle diverse modalità di posa in opera costituisce il presupposto indispensabile per conciliare al meglio architettura, fattibilità, economia e durata.
Grazie alla leggerezza e alla duttilità le strutture in legno lamellare garantiscono un’ottima risposta all’azione sismica, un’elevata resistenza nei confronti di molte sostanze aggressive, consentono un elevato livello di prefabbricazione e permettono di realizzare campate di grande luce e di notevole pregio estetico.
Le principali problematiche legate all’impiego del legno, e quindi del lamellare, in edilizia sono l’instabilità dimensionale, la deperibilità biologica e la combustibilità, di cui si riferirà in seguito.
I problemi di instabilità dimensionale risultano superati proprio grazie alla particolare tecnologia di produzione del lamellare, mentre per quanto concerne il comportamento e il degrado nel tempo, occorre considerare che il miglior intervento di manutenzione per una struttura in legno è una corretta progettazione esecutiva. Tuttavia, anche il progettista può contribuire alla lunga conservazione delle strutture, attraverso lo studio di dettaglio di ciascun particolare costruttivo e l’adozione di piccoli ma essenziali accorgimenti, come ad esempio evitare di lasciare direttamente esposte agli agenti atmosferici le testate delle travi. L’azione di raggi ultravioletti e precipitazioni mettono infatti a dura prova anche i legni meglio trattati. Ove sia necessario lasciare il legno esposto alle intemperie bisogna comunque prevederne la manutenzione periodica.
da Modulo 387