Origini ed espressione contemporanea: Toyo Ito si sdoppia, si scinde, si scompone nelle due antitetiche strutture del paesaggio di Imabari, ritrova i primordi di un linguaggio che appare ormai distante, remoto. Il sito destinato ad accogliere il nuovo Museo di Architettura a Imabari, in fase di costruzione, è il medesimo lotto sul quale l’allora giovanissimo architetto giapponese si era cimentato, venticinque anni fa, nella propria casa di abitazione. Intimità domestica, flessibilità di utilizzo, riservatezza nella collocazione entro il dato naturale circostante sono i valori custoditi dal progettista nella riconversione del proprio rifugio a struttura di servizio del polo espositivo in progress. Il carattere della residenza è preservato, tutelato entro quel circuito culturale che oppone alla tipologia della dimora un più attrattivo e pubblico elemento. Così l’alloggio, la sua semplicità formale, prendono le distanze dalla nuova scultura/museo: distanze fisiche, materiali, concettuali. Alle sagome lineari dell’ex laboratorio l’architetto contrappone un edificio complesso,iconico; alla sua riservatezza la visibilità di un oggetto che domina l’arcipelago della cittadina giapponese della prefettura di Ehime. Il nuovo fabbricato è morfologicamente complesso nella sua estrusione a partire da una planimetria impeccabile, caratterizzata dall’accostamento di quattro ambienti-cellule esagonali. La volumetria ricorda un masso, uno scoglio a picco sul golfo sottostante. Basamento in cemento, alzato in metallo color antracite: il Museo di Architettura di Imabari, che aprirà al pubblico a fine 2011, è una formazione rocciosa sedimentaria, un enorme sasso modellato dal tempo, un elemento durevole destinato a raccogliere per i posteri le così diverse e svariate opere di Toyo Ito.