Sabato 9 febbraio è stato pubblicato sul quotidiano La Repubblica il Manifesto della Fondazione Architetti e Ingegneri liberi professionisti iscritti Inarcassa che sintetizza una serie di richieste rivolte al prossimo Governo. Il documento è diviso in due parti: la prima è finalizzata alla ripartenza dell’economia reale; la seconda è invece rivolta a richieste puntuali legate agli aspetti professionali. Nella prima parte la Fondazione sottolinea con vigore la necessità di politiche pubbliche che possano essere supportate con prospettive di sviluppo e di lavoro. In termini concreti, la proposta è un piano strutturale e strategico di investimenti che abbia una adeguata copertura finanziaria. La Fondazione chiede l’impiego di una quota significativa del PIL nazionale (non inferiore al 4%) per almeno un decennio con l’obiettivo di generare una immediata ricaduta su ogni settore dell’economia reale: la ripresa dell’attività lavorativa ora agonizzante con significativa riduzione della disoccupazione, la rivalutazione del patrimonio pubblico e privato italiano, la realizzazione di nuovi modelli di mobilità urbana e extraurbana, la salvaguardia del territorio e del paesaggio, l’incentivazione di tutti i settori del commercio e del turismo, la razionalizzazione delle spese e dei consumi, l’instaurazione di un rapporto di fiducia tra cittadino e Pubblica Amministrazione. Nella seconda parte si richiede la modifica del D.Lgs 163/2006 – Codice appalti. E’ necessario che con la massima urgenza venga modificata la normativa per gli aspetti che riguardano le modalità affidamento degli incarichi professionali, formalmente definiti “appalto dei servizi di ingegneria”. La Pubblica Amministrazione deve finalmente dedicarsi unicamente nello svolgere il suo ruolo di programmazione e di controllo delle Opere Pubbliche. Ancora più ingiustificata risulta la corresponsione agli uffici tecnici delle PA dell’incentivo per la progettazione di opere pubbliche. Si chiede, infine, che si approvi una norma precisa, chiara e non derogabile che vieti ai pubblici dipendenti qualsiasi attività di libera professione oltre al proprio lavoro dipendente.
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