Con una scelta storica per la radicalità innovativa del progetto, l’Università Statale di Milano, con
il voto favorevole dei suoi organi di governo, ha formalizzato l’intenzione di trasferire le
proprie facoltà scientifiche nell’area di Expo 2015. Si apre ora una nuova fase per l’idea del Rettore
Gianluca Vago di una nuova Città Studi, che unisca ricerca, formazione e condivisione della
conoscenza. Il progetto del nuovo Campus è stato presentato oggi alla stampa nella sede centrale
della Statale.
Con il voto favorevole del Senato accademico e del Consiglio di
amministrazione, e con la presentazione in Conferenza stampa, è stata formalizzata oggi la
manifestazione di interesse dell’Università degli Studi di Milano al trasferimento nell’area che ha
ospitato EXPO 2015 delle proprie aree scientifiche. Il nuovo Campus in progetto costituirà nucleo
centrale e parte integrante di una nuova Città del Sapere.
Erano presenti in Conferenza stampa il Rettore della Statale Gianluca Vago, il Direttore Generale
dell’Ateneo Walter Bergamaschi, la Vicesindaco e Assessore all’Educazione e Istruzione del Comune
di Milano Anna Scavuzzo, l’Assessore al Reddito di Autonomia, Inclusione sociale e post Expo della
Regione Lombardia Francesca Brianza e il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
Maurizio Martina.
Concluso nelle scorse settimane il piano di fattibilità affidato dalla Statale alla Boston Consulting
Group, il progetto prevede lo spostamento e la riorganizzazione nell’area di Expo di tutte le aree
scientifiche della Statale attualmente gravitanti su Città Studi, con le sole eccezione delle attività
cliniche di area medica e di quelle di Medicina veterinaria, che hanno già trovato la propria
sistemazione nel Campus disegnato da Kengo Kuma a Lodi.
Il nuovo Campus ospiterebbe quindi le attività, scientifiche e didattiche, di area biologica,
biotecnologica, della medicina sperimentale, della farmacologia, dell’agroalimentare, delle scienze
della terra e delle scienze dure – chimica, fisica, matematica, informatica, insieme ai corsi di Scienze
motorie, che dovrebbero trovare nell’area impianti sportivi adeguati alle loro caratteristiche.
Si parla di una struttura che dovrebbe accogliere poco più di 18.000 studenti, di cui quasi 700
stranieri. A questi, si aggiungono circa 1,800 ricercatori, e poco meno di 500 tra tecnici e
amministrativi; per un totale di 2280 operatori. In sostanza, oltre 20.000 persone che andrebbero a
popolare l’area di Expo 2015.
Secondo il piano di fattibilità, elaborato sulla base dell’applicazione di standard del benchmark
europeo, il nuovo Campus, tra infrastrutture di servizio, centri di ricerca, laboratori dipartimentali,
spazi per la didattica, residenze, coprirebbe un’area di circa 150.000 mq, per un investimento
finanziario di 380 milioni di euro.
Elementi fondamentali della progettualità e della scelta di realizzare il nuovo Campus nell’area di
Expo, oltre alla posizione strategica per i trasporti, le infrastrutture già esistenti e le possibilità di
sinergie ed integrazioni con altri soggetti nell’area. Condizioni fondamentali alla realizzazione di un
Campus e reperibili attualmente, nel loro insieme, solo nell’area di Expo.
Le attività delle medesime aree disciplinari impegnano oggi a Città Studi un’area di circa 250.000
mq, caratterizzata da notevole frammentazione delle strutture, diffuse inefficienze e duplicazioni
nell’uso negli spazi e da un patrimonio immobiliare in buona parte antecedente il 1930. Una
fisionomia incompatibile con le caratteristiche strutturali e funzionali tipiche di un Campus e che
renderebbe qualsiasi lavoro di ristrutturazione estremamente impegnativo sotto ogni profilo. Senza
contare che nessuna ristrutturazione potrebbe comunque ricreare le condizioni, le caratteristiche
ambientali e le sinergie garantite dall’altro contesto.
“Science for Citizens: è questa l’idea portante del progetto – spiega il Rettore Gianluca Vago – fare
del nostro Campus un ambiente di studio e di ricerca competitivo, attrattivo e sostenibile e insieme
un luogo di crescita “civile”, di diffusione della cultura e del metodo scientifico, aperto alla
contaminazione con la vita culturale della città. A Città Studi abbiamo un patrimonio consolidato in
termini di produzione scientifica, capacità di innovazione, impegno nella divulgazione che non
possiamo esporre al rischio del declino. Né può più bastarci mantenere la posizione, sia pur non
certo marginale, che abbiamo acquisito. Dobbiamo cambiare, con un intervento radicalmente
innovativo, per accogliere la sfida con la competizione internazionale. Questo ilsenso, l’opportunità,
e anche il rischio, della scelta della Statale”.