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4 settembre 2020

IN/ARCH: il testo approvato dalla Commissione del Senato è un attacco all'Architettura

Per l'Istituto Nazionale di Architettura le modifiche all'articolo 10 del Decreto semplificazioni del Governo, approvate dalla Commissione Affari Costituzionali e Lavori Pubblici del Senato, porteranno alla paralisi dei processi di rigenerazione urbana e rappresentano un duro attacco contro l'Achitettura.
Per l'In/Arch, che dal 1959 è impegnato quotidianamente nella promozione dell'architettura e della qualità delle trasformazioni del territorio, questo provvedimento legislativo è frutto di una posizione ideologica, dannosa e contraria a qualsiasi forma di innovazione.
 
L'emendamento approvato stabilisce che in tutte le zone A delle nostre città si possono demolire e ricostruire edifici esistenti solo se inseriti in un piano particolareggiato di recupero e di riqualificazione. In assenza di questo strumento di pianificazione la demolizione e ricostruzione può, di fatto, essere consentita solo se si ricostruisce con la stessa sagoma, sedime, planivolumetria, prospetti e caratteristiche tipologiche.
 
Siamo di fronte alla più bieca teoria del "com'era, dov'era".
 
Si tratta di un provvedimento che impedirà per molti anni una reale rigenerazione nelle aree della città consolidata ed una diminuzione del consumo del suolo, con elementi di pianificazione urbanistica estemporanei e confusi che inaspriranno le già complesse procedure di intervento.
 
Nelle zone A delle nostre città esistono diffuse situazioni di degrado, caratterizzate da edifici privi di qualsiasi qualità, spesso frutto della speculazione degli anni '60, '70, '80, che potrebbero tranquillamente essere demoliti e ricostruiti diversamente.
Le zone A non sono solo i centri storici (per i quali esistono già strumenti specifici di tutela) ma sono aree molto più estese. A Roma, ad esempio, la Zona A disegnata dal piano regolatore ha un'estensione di 7300 ettari.
 
Per l'In/Arch questo provvedimento nega all'Architettura contemporanea il diritto di esprimersi nelle aree consolidate della città. Si possono solo ricostruire edifici esistenti identici a se stessi. Con il paradosso che saremo costretti, in caso di demolizione, a ricostruire anche gli abusi condonati senza poter modificare neanche una finestra.
 
Ha scritto Bruno Zevi "nel proporci il problema dell’incontro tra antico e nuovo non basta preoccuparsi di salvare l’antico; occorre anche difendere il nuovo".