L’edilizia off-site, ovvero il sistema tecnologico mediante il quale si realizza una costruzione in un luogo diverso (off-site) da quello in cui si trova il cantiere definitivo (on-site), è la via più innovativa e veloce per rendere sostenibile il comparto delle costruzioni.
L’industrializzazione dei processi costruttivi, che significa progettare e realizzare componenti dell’edificio in fabbrica per poi assemblarli direttamente in cantiere, è la soluzione ideale per ottimizzare le risorse e tutelare l’ambiente, perché riduce i tempi di cantiere, garantisce la certezza nei costi e una maggiore sicurezza per il personale, assicura prestazioni più elevate, ha bassissimi costi di demolizione e riduce le emissioni di CO2.
L’edilizia in Italia soffre da tempo di alcune croniche problematiche: la scarsità di manodopera specializzata, edifici vetusti e poco sostenibili, tempi di realizzazione molto lunghi, spesso soggetti alla fluttuazione dei prezzi. L’edilizia “delocalizzata” ha una serie di indiscutibili vantaggi, perché permette di costruire inquinando sempre meno e con minor sprechi, e oggi, a differenza degli anni Settanta o Ottanta, è altamente tecnologica, efficiente e di qualità. I progetti realizzati con il metodo off-site sono grattacieli ultramoderni, ospedali, scuole, studentati firmati da famosi architetti, ma anche ristrutturazioni di palazzi storici.
Lo testimoniano gli interventi del Prof. Marco Imperadori (Polimi) e del e dell’Ing. Eugenio Canes (Brioschi Sviluppo immobiliare) e le case history presentati al Convegno “Costruiamo il futuro”: il grattacielo 262 5th Avenue a New York (Gualini), il Campus Milano Internazionale (Pichler), ROOTS, l’edificio in legno più alto della Germania (Rubner), il Nuovo Villaggio Olimpico di Milano (Tecnostrutture).
La crescente attenzione all’ambiente, nonché la digitalizzazione e la diffusione del BIM (il Building Information Modeling, processo basato su modelli 3D) sono oggi fattori favorevoli per una maggiore diffusione dell’industrializzazione off-site, anche alla luce della Direttiva europea Case Green che – in base all’accordo confermato lo scorso 15 gennaio – prevede nuovi edifici a zero emissioni dal 2030, il miglioramento energetico graduale degli immobili esistenti con obiettivi intermedi al 2030 e al 2035, l’obbligo di installare pannelli solari su alcune tipologie di edifici, il progressivo abbandono delle caldaie a gas fino al divieto dal 2040, un settore edilizio climaticamente neutro entro il 2050. E anche a fronte del Piano Casa 2025 che il Ministero delle Infrastrutture sta definendo in queste settimane, che pone l’attenzione sul riordino e sulla semplificazione normativa, nonché sulla definizione di modelli sperimentali.