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27 maggio 2014

CONVERSAZIONE CON RICCARDO RODA - La sostenibilità

Modulo: Qual è la sua opinione sulla sostenibilità?

Riccardo Roda: Purtroppo è un tema alla moda e come tutto ciò che fa tendenza è positivo a prescindere.
I mass-media annunciano, praticamente ogni giorno, edifici estremamente innovativi, come ad esempio quel progetto di un grattacielo rotante, che di fatto sfida le leggi della fisica. Se il progetto avesse funzionato, il progettista avrebbe come minimo meritato il Nobel per la fisica. Le cose sono andate diversamente, ma a nessuno è venuto il dubbio: anche su giornali economici di rilevanza nazionale la cosa è stata pubblicata con grande superficialità.
Adesso il linguaggio comune si è impadronito del concetto di edifici “classe A” e ci si balocca su questo concetto. La realtà, però, va oltre la percezione comune: dal decreto sulle rinnovabili in poi (grazie anche alla direttiva europea e alle procedure di  infrazione che minacciano il nostro paese) ci siamo incamminati verso un ricorso crescente alle fonti rinnovabili, cosa assai diversa da un involucro edilizio molto performante.Di fatto, ogni promotore di iniziative edilizie deve garantire che una quota crescente del consumo energetico globale debba essere assicurata dall’utilizzo di fonti rinnovabili. Verso il 2020, 2018 per gli edifici pubblici, si arriverà ad edifici quasi zero. Alcune regioni, come l’Emilia-Romagna, hanno già anticipato le tappe obbligatorie fissate a livello nazionale.A parte la questione economica, è davvero arduo negli edifici complessi  trovare lo spazio per una quantità davvero spropositata di sistemi di sfruttamento delle fonti rinnovabili. La partita si giocherà nei prossimi anni soprattutto sul versante impiantistico, dove sono i forte ritardo sia i progettisti degli impianti che i produttori.


Modulo: Quali sono le ragioni di una posizione così critica?

Riccardo Roda: Dal 2005 è cambiato tutto, adesso la nostra normativa non ha nulla da invidiare a quelli di paesi europei a cui abbiamo guardato per tanto tempo come a degli esempi virtuosi. C’era bisogno di uno stop e di un  riassetto basato sui risultati ottenuti, in primo luogo ricalibrando  la metodologia di certificazione energetica che presenta forti limiti.
Si è deciso  di accelerare, e lo Stato, che si è contraddistinto sempre per le sue mancanze, ha scaricato  l’obbligo di produzione di energia da fonti rinnovabili su chi costruisce. Troppo facile, ma anche poco logico.

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