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Cls armato: la complessità nella forma quale connubio tra funzione e architettura

Utilizzato dai più grandi maestri dell’architettura del XX secolo, come Le Corbusier, Kahn, Scarpa, Tadao Ando, e da quelli contemporanei quali Calatrava, Hadid, Siza, Balmond, Meier, Herzog e Meuron, e molti altri ancora, il calcestruzzo armato assume un nuovo ruolo trasformandosi da materiale per strutture a materiale per superfici. Esso può essere utilizzato in elementi strutturali e di involucro in un’architettura dalle forme plastiche, morbide e sinuose. Il normale iter per la realizzazione di queste “strutture complesse” inizia con una accurata fase progettuale che, affinandosi passaggio dopo passaggio, sviluppa in ogni dettaglio le tecnologie, gli elementi e le singole parti che compongono l’edificio. Nel caso specifico, avendo gli elementi in calcestruzzo armato sia funzione strutturale che architettonica (a cui si possono poi affiancare numerosi altri materiali quali laterizi, intonaci, vetri, finiture di vario genere, forma e colore, impianti, ecc., e differenti tecnologie costruttive: a secco, a umido, realizzate in opera o prefabbricate), la definizione di sezioni resistenti e geometrie degli elementi strutturali dell’intero edificio è solo il primo “step” della progettazione. Essa si sviluppa in differenti fasi tra loro strettamente concatenate che comprendono scelte progettuali morfologiche e materiche, articolate modellazioni delle strutture, dei componenti, delle prestazioni, integrazioni materiche e di natura impiantistica, etc., al fine di ottenere da un lato adeguati livelli di comfort interno, dall’altro la forma e l’architettura voluta dell’edificio, sia esso caratterizzato da una struttura a guscio oppure da elementi più o meno snelli. Il tutto deve essere poi messo a sistema con le informazioni provenienti dalle altre aree di sviluppo del progetto (chiusure trasparenti, partizioni interne, impianti, finiture, sistema di raccolta acque meteoriche, ecc.). A tal proposito è opportuno ricordare che i grandi quantitativi d’acqua raccolti dalle superfici di copertura devono essere efficacemente raccolti o in appositi canali di gronda integrati nel getto (generalmente protetti da griglie e da rallentatori di flusso aventi la funzione di ridurre la velocità dell’acqua in prossimità dei canali di raccolta ed evitarne il riempimento della sezione in caso di precipitazioni nevose) oppure, nel caso in cui la copertura arrivasse fino a quota terreno, tramite appositi canali o bacini di raccolta acqua che spesso rivestono anche una funzione estetica, scenografica e di arredo urbano.
Dal momento che la struttura dell’edificio diventa parte integrante dell’architettura, essa necessita di una attenta ed accurata progettazione, sia delle modalità costruttive, sia delle finiture superficiali. Tutto questo è possibile tramite il coinvolgimento di particolari figure professionali: la costante condivisione del lavoro e la risoluzione dei problemi che di volta in volta derivano dall’evoluzione del processo di realizzazione, così come indicato in tabella, si dimostra la soluzione più valida ed efficiente per la realizzazione dell’edificio durante le differenti fasi di costruzione.

da Modulo 383/2013