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Claudio Nardi ha completato il Mocak di Cracovia

Un grande setto di cemento faccia a vista diviene la quinta scenica di un luogo radicato nella memoria mondiale, un sipario fisso impenetrabile che introduce, con carattere scultoreo, ai percorsi del nuovo Museo di Arte Contemporanea di Cracovia. Il complesso espositivo, progettato da Claudio Nardi con Leonardo Maria Proli e da poco ultimato, riabilita le rovine di un monumento che tutti abbiamo nella mente, quella “Fabbrica Schindler” protagonista del capolavoro cinematografico di Spielberg “Schindler’s list” che racconta della vecchia manifattura sopravvissuta alla guerra. L’intervento di Claudio Nardi è di grande rispetto per le murature superstiti e il MOCAK è un esempio di estrema sensibilità architettonica, nel tangibile tentativo di procrastinare le storie che si sono consumate tra le spesse pareti in laterizio. La tutela della materia e degli episodi conservati nella stessa è accompagnata dalla necessità di trasformare quei luoghi, integrandoli con le nuove funzioni destinate all’arte, alla creatività contemporanea, alle espressioni visive. Il progetto dell’architetto fiorentino si impone come un polo culturale diffuso, costituito dai padiglioni produttivi dello stabilimento novecentesco e da nuove strutture aggiunte: una “somma armonica”, così come lo definisce Claudio Nardi stesso, dal carattere non monolitico, capace di far dialogare le tracce esistenti con le necessità del presente. I percorsi interni e le relative “piazzette” divengono la cartina al tornasole della macchina espositiva e della linea architettonica perseguita: la grande vetrata della parete a sud denuncia il contemporaneo intervento e diviene una teca per la custodia e la narrazione  delle facciate di mattoni retrostanti. Vetro, fibrocemento color antracite, manti di copertura in zinco-titanio nero o calcestruzzo e acciaio sono i materiali dell’equilibrato rapporto tra vecchio e nuovo; vincolo che si arricchisce ulteriormente nella definizione strutturale delle parti: le addizioni, realizzate su due livelli (piano terra ed interrato) hanno elementi portanti e sistemi impiantistici indipendenti rispetto alle porzioni esistenti, che dunque non subiscono alcun sovraccarico o demolizione. La memoria, custodita e salvaguardata, assume con il MOCAK la dimensione di una traccia, di un suggerimento e di un percorso verso il futuro.
Vai alla scheda dello studio di progettazione: CLAUDIO NARDI ARCHITECTS