Scritto da Cesare de Seta e pubblicato da Electa, il manuale “Biennali souvenir” delinea una panoramica degli ultimi 50 anni della Biennale di Venezia. Nelle pagine è restituita l’atmosfera dei tempi, con gli artisti di punta, le curatele, le opere. Il libro si apre con ricordi sapidi, quasi a sfogliare le pagine di un diario insieme ai cataloghi di allora dalla grafica inconfondibile: tra le vicende personali, di artisti, di opere e protagonisti delle prime Biennali d’Arte appaiono fulminee recensioni, racconti inediti, profili dei protagonisti delle varie edizioni.
Dalla prima Biennale che de Seta vide, nel 1962, all’ultima nel 2011 il racconto si snoda con uno sguardo critico, senza risparmiare attacchi veementi ad alcune edizioni e ai loro curatori in una disamina disincantata della politica culturale degli ultimi decenni e di quali interventi architettonici e urbanistici nella città lagunare sono stati o avrebbero potuto essere realizzati.
L’autore ricorda tra le altre la Biennale “elettrizzante” del 1964, con le opere di Rauschenberg che lo lasciarono “turbato più che incantato”; la I mostra d’architettura con “una minestra dove c’è tutto e il contrario di tutto”; lo “spettacolo di colonialismo rovesciato” della II mostra d’architettura del 1982; lo smantellamento del Padiglione Italia nel centenario del 1990; l’edizione “contro Venezia” del 1991; la “babele mediatica” del 2000; l’ecumenismo “imbarazzante” del 2002.
Nel testo, corredato da una ricca documentazione fotografica, de Seta fa il punto non solo sull’ultimo mezzo secolo di Biennali, ma sullo stato dell’arte nel nostro tempo delineando lo scenario italiano, l’affermarsi delle archistar, confermando l’apprezzamento per gli antichi maestri e per alcuni esponenti delle giovani generazioni, ma anche esprimendo forti critiche. L’autore nelle ultime righe chiede venia al lettore se qualcuno “possa essersi sentito pizzicato, ma sale e pepe sono indispensabili in una pietanza che abbia qualche gusto”.