In occasione della 16. Mostra Internazionale di Architettura. La Biennale di Venezia, Moretti S.p.A. viene incaricata dal curatore, il Professor Francesco Dal Co, a costruire due delle dieci cappelle commissionate dalla Santa Sede per il proprio padiglione Vatican Chapels. Progettate da Andrew Berman e Smiljan Radic, i due architetti si esprimono su un tema tanto attuale quanto articolato quale ‘la cappella’ e il suo rapporto con l’architettura.
Per la prima volta la Santa Sede partecipa alla Mostra Internazionale di Architettura e lo fa con una grande installazione immersa nel bosco all’estremità dell’isola di San Giorgio Maggiore. Che si trasforma per l’occasione in luogo di meditazione, dove raccogliersi e riflettere, anche sull’architettura. Un progetto che prende come riferimento la Cappella nel Bosco del 1920 di Gunner Asplund nel Cimitero di Stoccolma.
“Siamo orgogliosi di aver potuto portare il nostro contributo di esperienza e know-how costruttivo a questo progetto davvero straordinario, in cui trova espressione il tema del rapporto tra l’uomo e l’infinito, all’insegna di una perfetta integrazione tra costruito e spazio naturale circostante. – afferma la vice-presidente di Moretti SpA, arch. Valentina Moretti – Abbiamo potuto mettere a disposizione le nostre competenze specifiche sia nella prefabbricazione in cemento armato che in legno lamellare, misurandoci con le differenti idee progettuali di due prestigiosi architetti internazionali. La nostra azienda è l’unica ad essere presente in questo padiglione con due realizzazioni: e questo è un ulteriore motivo di soddisfazione”.
Le cappelle disegnate dall’americano Berman e dal cileno Radic, sono parte di un progetto più ampio e unitario che da vita a qualcosa di straordinario e unico. Ciascuna cappella è definita da una propria filosofia e da materiali differenti, profondamente legati alla poetica del suo ideatore e costruiti grazie alla grandissima capacità realizzativa di Moretti SpA.
MORETTI SPA E LA TRADIZIONE NEL SACRO, UNA ECCELLENZA COSTRUTTIVA
Moretti SpA, uno dei grandi gruppi edili in Italia, tra i più affermati e capaci costruttori, poliedrico e fondato, grazie alla sua lunga esperienza nella costruzione di architettura del sacro diventa per sua natura e valenza intrinseca l’azienda scelta dal Professor Dal Co per realizzare due delle dieci cappelle che compongono il Padiglione della Santa Sede.
L’azienda bresciana infatti si era già cimentata in passato nell’edificazione di chiese - a Rodengo Saiano (Brescia), Fossa (Aquila) e Snagov (Bulgaria) - diventate concreti esempi di strutture frutto di sapienza artigianale e industriale rara. Moretti SpA da sempre cerca, esplora e sperimenta per andare oltre e creare soluzioni architettoniche originali tanto da essere punto di riferimento d’avanguardia del comparto.
Gli architetti Andrew Berman e Smiljan Radic con Vatican Chapels portano la propria eredità culturale e progettuale confrontandosi con Moretti S.p.A., ideando luoghi di ascolto straordinari,
grazie ad un dialogo continuo con il costruttore, stimolando la ricerca e l’abilità di utilizzare materiali diversi anche tecnicamente, ma che poi tra loro riescono sapientemente ad essere assemblati.
MORETTI SPA E LE CAPPELLE: CONCEPT PROGETTUALI
L’azienda, grazie alla sua esperienza, ha messo a disposizione tutto il suo know-how ed expertise affinchè Andrew Berman e Smiljan Radic, pluripremiati architetti, potessero sviluppare al meglio idee e concetti riflettendo la propria anima e il proprio vissuto. In questo modo ha permesso loro di costruire due installazioni diverse, ma non antitetiche, per utilizzo dei materiali e per concept strutturale.
Valentina Moretti, vice-presidente Moretti SpA manifesta il suo entusiasmo e positivo riscontro sia personale che da imprenditrice per aver collaborato con Francesco Dal Co e gli architetti in un progetto culturale carico di simbolismi: “Da sempre amiamo poterci confrontare e misurare con la creatività e il pensiero di architetti con culture diverse e respiro internazionale. Tutte le volte che lo abbiamo fatto, è stata una straordinaria occasione di crescita, soprattutto quando il confronto è con architetti di grandissimo valore e visione, come in questo caso. Sperimentare insieme soluzioni tecniche innovative per dare attuazione ai loro progetti è stata un’esperienza davvero arricchente”.
La cappella di Andrew Berman
L’architetto Berman si cimenta nell’utilizzo del legno, estrude un triangolo e lo seziona creando una grande superficie inclinata. La cappella è rivestita all’esterno da lastre di plexiglass alveolare, che lascia intravedere la struttura portante interna in legno dipinto di nero. Sulla copertura è lasciata, in prossimità dell’altare, una parte semitrasparente che permette a una morbida luce di filtrare dall’alto. La copertura crea così un suggestivo gioco di luce/buio/luce nell’avvicinamento alla zona sacra.
Moretti SpA con i suoi carpentieri, e cinquant’anni d’esperienza, ha saputo creare un luogo di raccoglimento unico, per intensità e geometria.
Racconta Andrew Berman: “La cappella dell'Isola di San Giorgio Maggiore è stata concepita come luogo di aggregazione e di scoperta. Un luogo dove le persone possano sedersi e riflettere sul paesaggio e la cultura di Venezia. Uno spazio che ci riporta all’intimo per la lettura e la meditazione. La cappella è una piccola struttura che parla con dignità della sua capacità di diventare un luogo, uno spazio. L'espressività diretta della costruzione contribuisce a dare voce alla cappella. Si basa su semplici strutture utilitarie dal vernacolo americano. La cappella suggerisce che potrebbe essere costruita quasi ovunque, da chiunque conosca l'arte di costruire, per la sua architettura poco presuntuosa e onesta. Detto questo, non si è trattato di un semplice progetto di costruzione. I tempi stretti, la logistica della costruzione fuori cantiere e del trasporto via acqua, le comunicazioni a lunga distanza e la necessità di imballare la cappella per il trasporto e il trasloco, sono stati gestiti in modo esemplare da Moretti. Sono molto grato a Moretti per la collaborazione e l'impegno nella costruzione della cappella per Vatican Chapels.”
La cappella di Smiljan Radic
Un altro tipo di progettualità è espressa nella cappella di Smiljan Radic, architetto cileno tra i più innovativi e curiosi. Per il progetto Vatican Chapels ha tratto ispirazione dagli altarini votivi spontanei costruiti lungo le strade cilene. Una forma di devozione popolare, che riduce lo spazio sacro solo dimensionalmente ma non emotivamente. Un cilindro testurizzato, due lastre in vetro e un tronco decorticato, tre elementi che invitano all’ascensione dello spirito. Il tronco è sostegno della copertura trasparente e rappresenta il vettore dell’anima al cielo.
Così Smiljan Radic spiega il suo progetto, la propria singolarità architettonica: “Secondo il detto popolare in Cile, una cappella è una trappola per l'anima. Ma sappiamo che questi santuari sono cappelle tribali dove le persone in lutto mettono fiori e candele per chi è tragicamente defunto. Questi santuari si trovano normalmente abbandonati a lato delle autostrade decorati con le forme e i colori di un circo, o con l'austerità dei muri di cinta di un tempio. D'altra parte, se guardiamo agli esempi storici, una cappella, qualsiasi cappella, spera sempre di essere più grande di quanto non sia. Finge sempre di essere una chiesa o un tempio, nascondere le sue dimensioni più piccole, utilizzando forme di grandi dimensioni. La sua scala è un trucco. Forse per questo desiderio di grandezza, gli elementi dell'architettura che vi si trovano sono miniaturizzati porte, finestre, colonne, sono abbastanza grandi da permettere a una persona di sopravvivere, e le loro pareti sono grandi lastre opache, evitando le perforazioni che tradiscono questa squisita dimensione domestica. Tutto questo ci confonde e ci fa dubitare della portata umana. In questo modo, in una cappella e anche in un'edicola, il monumentale e il domestico vivono in armonia. Questa sembra essere la base della questione. Nella mia piccola cappella conica, con le sue pareti sottili e il tetto aperto.”
E continua: “La mia collaborazione con Moretti? Credo sia stata buonissima, nel senso più vero e oggettivo. Il progetto dopo le riunioni di lavoro con i tecnici Moretti nonostante i tanti limiti alla fine è risultato bello e coerente. Sono sempre contento quando le difficoltà costruttive diventano delle vere possibilità per sperimentare qualcosa che ti fa imparare. Grazie!”